Marco Liorni, vuota il sacco: "Per chi ho votato", mister Reazione a Catena si espone
"Finché farò il conduttore starò lontano dalla politica. Però sto per iniziare a studiare per un domani, mi piacerebbe andare al Parlamento Europeo". Intervistato dal Corriere della Sera, Marco Liorni vola altissimo e guarda già oltre alla tv.
Dopo l'esperienza da inviato fuori dalla casa del Grande Fratello a Cinecittà, il conduttore ha passato un periodo di appannamento professionale prima del ritorno in grandissimo stile in Rai, come padrone di casa di Reazione a catena diventato in questi mesi il caso televisivo della stagione. Successi di ascolti e di critica importanti che hanno spinto i vertici di viale Mazzini ad affidargli la conduzione di una corazzata come L'Eredità, che sostituirà proprio il quiz del preserale di Rai 1 a partire da gennaio. Un ruolo di prestigio, occupato per anni da Flavio Insinna, e che fino a poco tempo fa sembrava già assegnato a Pino Insegno, prima del colpo di scena.
La politica (e le amicizie politiche), però, giura Liorni, non c'entrano. Nessuna frequentazione importante, "nemmeno un Fratoianni, un Bonelli, un Lupi, qualcuno di Casa Pound?", domanda ironicamente il Corsera. Risposta altrettanto ironica di Liorni: "Nemmeno. Però sono amico del presidente del club camminatori di Villa Pamphili"..
"Roba da bambini, alla faccia di...": Reazione a Catena, Tieni il tempo sconfitti e umiliati
"Il teatrino della politica nazionale non mi affascina - sottolinea ancora il conduttore -, mentre a livello locale mi sembra che abbia più a che fare con l’amministrazione. Nel Parlamento Europeo vedo invece un’istituzione che detta la linea ai Paesi, pensa a una politica alta, di visione sul futuro". E' rimasto lontano anche dalle terrazze romane in cui si decidono strategie e si stringono legami: "Me le immagino decadenti, il film di Sorrentino mi è entrato nell’immaginario. Nella grande bellezza di Roma invece ogni tanto mi immergo, anche da solo, lì in via dei Fori Imperiali ci sono delle grandi mappe con l’espansione di Roma, ma finiscono nel punto di massimo splendore, poi... Ti dà proprio netto il senso della caducità di ogni gloria".
Si tiene lontano dalle polemiche sul collega Insegno: "Non so se qualcuno ha fregato qualcosa. Diciamo che stavo benissimo a Reazione a Catena, ma un giorno mi hanno proposto L’Eredità. Poi magari ci cambieranno di nuovo... Ma sono onorato per avere l’opportunità di un programma storico, condotto da grandi come Fabrizio Frizzi".
La politica torna sempre. Rifiuta l'etichetta di TeleMeloni coniata dalla sinistra ("Ma perché la chiamate così? È la Rai, oh!") e si sbottona un po' solo quando si parla di simpatie giovanili: "Cambiavo spesso: una volta ho votato Capanna, poi altri di vari colori perché in quel momento mi convincevano".
Quindi ricorda la prima volta da presentatore ("Cristina Parodi in attesa della figlia. Si è dovuta assentare per qualche mese e nessuno voleva condurre Verissimo per così poco tempo. Era il ’97. Io l’anno prima ero l’inviato e così Giorgio Gori e Gregorio Paolini mi hanno scelto per la supplenza") e il momento più buio: ""Dopo 7 anni di Grande Fratello. Niente tv per 4 anni". Si era dato come fne della sua carriera televisiva il dicembre 2011: "Avrei smesso di fare tv e avrei continuato solo con la radio. Poi a novembre arrivò l’occasione di un numero zero per la Rai, Perfetti innamorati". E da lì è ripartito.