Stefano Accorsi silurato dal Pd, perché salta il contratto (e rischia un'altra star)
È già alla fine l’esperienza di Stefano Accorsi alla direzione artistica del Teatro della Pergola di Firenze. Dopo un solo mandato - per il triennio 2021-2023, con nomina il 13 febbraio 2020 - l’attore è stato praticamente messo alla porta da Marco Giorgetti, direttore della Fondazione Teatro della Toscana: «Stiamo rivedendo la consulenza di Accorsi, che finisce il 31 dicembre. È chiaro che l’importo delle consulenze artistiche sarà molto ridotto». Attualmente il contratto dell’attore prevede un compenso di 100mila euro lordi l’anno. E non se la passano bene neanche le scuole per attori e di recitazione dirette da Pierfrancesco Favino, per le quali sono pronte sforbiciate pari a oltre 280mila euro. Sic transit gloria mundi.
Fiore all’occhiello della Fondazione, che politicamente dipende dall’amministrazione comunale di Dario Nardella (Pd), Accorsi sarà sacrificato, questo il senso delle parole di Giorgetti davanti alla commissione Controllo Enti partecipati di Palazzo Vecchio, sull’altare del bilancio: «La situazione è sotto controllo. La chiusura del 2023 è coperta dal fondo di riserva. Il problema è il 2024».
I numeri, allora. Le perdite registrate nel 2023 ammontano a 1,5 milioni di euro. E il debito accumulato con le banche è pari a 5 milioni di euro. Debiti, ha spiegato Giorgetti a Palazzo Vecchio, causati dai «contributi che non arrivano». Vale la pena ricordare che, tra gli altri, la Fondazione nel 2022 ha ricevuto 1,850 milioni dal Comune; 600mila euro dalla città metropolitana di Firenze; 2 milioni di euro dalla Regione; quasi 1,9 milioni dal ministero della Cultura. In totale i fondi pubblici raggiungono la cifra di 7milioni e 500mila euro. Fino alla fine dell’anno la navigazione è assicurata da un fondo di garanzia di 2,5 milioni in grado di coprire il disavanzo, ma il prossimo anno è un’incognita, come ha ammesso Giorgetti: «Sto lavorando a un piano di rientro, economie e minori attività, che presenterò al Cda il 7 novembre». E «minori attività»servono tagli da 2,7 milioni di euro - significa anche la rinuncia alle star.
Quello Stefano Accorsi accolto trionfalmente nel 2021 dai vertici della Fondazione come «figura propulsiva e di potenziamento di una prospettiva già solidamente avviata». A rischio, però, potrebbe esserci anche Favino, la cui scuola - parole sempre di Giorgetti- «costa 600mila euro l’anno, più 200mila euro di costi di struttura e affitto». Troppi, ha fatto di conto il direttore generale, visto che la scuola «è dentro il bilancio». Così è alle viste un dimezzamento dei fondi complessivi. Il presidente della Regione, Eugenio Giani, ha provato a rassicurare i 50 dipendenti del Teatro nazionale fiorentino: «Non è in vista nessun pericolo di cassa integrazione per i dipendenti della Fondazione Teatro della Toscana. Per quest’anno la Pergola non ha problemi», ma subito dopo ha aggiunto che «serve un piano di risanamento per ridurre i costi strutturali». Chissà se queste parole avranno raggiunto l’obiettivo di rasserenare i lavoratori. Lo scorso 3 giugno non è passato inosservato il blitz degli ispettori del ministero dell’Economia, incaricati di effettuare una verifica amministrativo-contabile sui conti della Fondazione. «Si rischia un altro caso “Maggio musicale fiorentino”, un altro buco. E il teatro della Pergola è il più antico d’Italia insieme alla Fenice di Venezia», lancia l’allarme Alessandro Draghi, capogruppo di Fratelli d’Italia a Palazzo Vecchio. Dalla Regione si leva la voce della consigliera della Lega Luciana Bartolini: «Spero che la situazione si chiarisca in modo positivo al più presto e attendiamo ulteriori chiarimenti».
"Mi espongo politicamente". Favino, cosa significa essere italiani: spiazza tutti