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Moana Pozzi? "L'hard una copertura, lavorava per i servizi segreti":

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Simona Bertuzzi
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«Essere pornostar era la copertura perfetta». Il mondo fantasticava dei suoi capezzoli irriverenti e lei passava informazioni ai servizi segreti stranieri... Bellissima, sensuale, più intrigante dal vero che nella finzione erotica e talmente corteggiata dai potenti (la liason con Craxi era sulla bocca di tutti) da trattarli con malcelato fastidio. Moana Pozzi torna prepotente sulla scena italiana con un docufilm (Essere Moana segreti e misteri in onda in prima serata su Nove, giovedì 21 settembre) che si annuncia una rivelazione. L’autore è Marco Gregoretti, firma storica del giornalismo e collaboratore di Libero. 

Insieme alle colleghe Marina Loi e Flavia Triggiani ha composto un ritratto straordinario di una donna che per dieci anni buoni è stata il sogno erotico dei maschi italiani e ha fatto incazzare migliaia di consorti attonite e invidiose di quell’incedere dannatamente sensuale. «Facevo il cronista a Panorama e per una qualche ragione avevo l’incarico di seguire il pianeta sesso», spiega Gregoretti. Erano gli anni delle iperboli, lusso, edonismo ed ebrezza consumate all’ennesima potenza. Seduti ai tavolini della Milano modaiola e ingorda si parlava tra le righe e neppure troppo sommessamente di scambismo e porno casalingo. Il proibito intrigava anche i più riottosi e veniva servito ai lettori senza quella vena di perbenismo che adesso percorre ogni afflato della comunicazione.

EMBLEMA DELLA BELLEZZA
Moana, biondissima genovese, figlia di un ingegnere nucleare e di una semplice casalinga, era l’emblema della bellezza e del fascino, ma distanziava per intelligenza tutte le maggiorate dei film in cassetta. Donna di potere o predestinata da capogiro, le piaceva la compagnia dei semplici e dei signor nessuno, i vip invece li prendeva garbatamente per il culo. Con quel nome che i genitori avevano scelto tra mille e che aveva un suono esotico e suadente (in polinesiano, il posto dove il mare è più profondo) scompaginava le carte e il comune sentire. «Mi resi conto di chi fosse veramente quella volta che entrai nel suo camerino dopo una sfilata.

Karl Lagerfeld era lo stilista di Fendi e l’aveva voluta in passerella per una linea di costumi da bagno». C’era stata una levata di scudi dei soliti benpensanti e delle signore chic della borghesia per quell’oltraggio patinato, orrore che una pornostar solcasse le passerelle imponendosi come icona di moda! Pare addirittura che la regina di Vogue, Anna Wintour, non avesse gradito lo spettacolo e si fosse alzata nel bel mezzo dello show. Lagerfield li aveva messi a tacere dicendo che le donne camminavano come Moana, non come modelline smilze e scarnificate. «Era sensualissima», ricorda Gregoretti, «con un fascino spiazzante. Essere ammessi nel suo camerino per intervistarla era un privilegio concesso a pochi. A un certo punto entra Riccardo Schicchi, imprenditore dello spettacolo e guru nell’ambiente del porno, Moana lo guarda distratta e lo manda a prendere l’acqua... Poi si affacciano due firme femminili del giornalismo e della moda e lei le liquida malamente chiedendomi se fossero mie collaboratrici, “Marco ma tu le conosci?”. Balbettai qualcosa ma mi resi conto per la prima volta che quella donna bellissima era infastidita dal potere...».

«Aveva partecipato a produzioni e film di una certa importanza». Era nel cast di Borotalco, la famosissima scena di nudo che ha tormentato i sonni degli italiani e poi Ginger e Freddi Fellini. «Si diceva volesse a tutti i costi diventare ricca e famosa ma io credo che il ruolo di pornostar servisse soltanto a coprire la sua attività di intelligence per i servizi segreti dell’est o americani». E qui la trama si fa complessa. «Nell’88 il capo di una struttura riservata dei servizi segreti incarica un agente di stare accanto a Moana per sbrigliare la matassa e capire se la divina dà informazioni a Craxi o è lei a prendere informazioni dal segretario dei socialisti e a passarle ai servizi segreti stranieri». Tra i due però scoppia un amore viscerale e potentissimo.

TESTIMONIANZE
L’agente è uno dei protagonisti degli scoop del docufilm, racconta gli anni con Moana, l’amore per lei il suo lato più intimo e segreto. Naturalmente nel film, attraverso interviste e testimonianze inedite di scrittori, giornalisti, critici e sociologi tornano a galla anche tutti i misteri di un’esistenza che spegnendosi all’alba dei 33 anni l’ha resa eterna quasi al pari della divina Marylin: il fratello che non è un fratello ma il figlio, i mille uomini che l’hanno attorniata e sedotta («ma soltanto di uno parlava bene perché era meraviglioso a letto»). Fino alla fine di tutto, fino alla morte di un’icona e su questo si è fantasticato parecchio. «La sua morte così ravvicinata alla scomparsa dalla scena politica di Craxi ha fatto dubitare molti che fosse realmente avvenuta», si pensava piuttosto a un oblio mediatico, sparita dai riflettori e risorta in una specie di isola deserta per riappacificarsi con se stessa e col mondo. «Purtroppo io penso che sia morta. Anzi sia stata ammazzata», conclude Gregoretti. L’ennesima rivelazione. O forse l’ultimo tassello di un mistero e di una donna che ha ammaliato un Paese.

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