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Paolo Meneguzzi all'attacco: "Fedez e J-Ax sommi poeti del nulla"

Daniele Priori
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Non solo contro J-Ax. Nel mirino del Meneguzzi furioso finisce anche Fedez. Tutto con l’obiettivo di difendere il pop. Che è cultura non «bolle di sapone» e «marchette come Disco Paradise», uno dei (tanti) tormentoni estivi, quello firmato da J-Ax, Fedez e Annalisa divenuto in questi giorni obiettivo delle pesanti critiche di Pablo, per tutti Paolo Meneguzzi, cantautore svizzero, golden boy della musica italiana di inizio millennio con 15 dischi di platino e ben cinque partecipazioni al Festival di Sanremo. Definito però un fallito dal leader degli Articolo 31, «un Tiziano Ferro acquistato su Wish»”.

Pablo, con J-Ax sono volate parole grosse.
«Fai il pappone», «Marchette ai ragazzini che strimmano». Tutto per una canzonetta estiva.

Ma serviva alzare così i toni?
«Sinceramente io non volevo, ma quando uno come lui si permette di dare del fallito a me? Io sto bene, ho una carriera bellissima, particolare e unica e da anni ho deciso di intraprendere nella musica e non solo un nuovo percorso. Ho un’accademia, la PopMusicSchool, con 600 giovani, produco film e musical. Il nostro primo film “Stars” uscirà al cinema in Svizzera a settembre. E se il fallito fosse lui che deve correre dietro alle canzoncine per stare a galla? Io non giudico la sua storia, dico la mia sulla canzone Disco Paradise che propone oggi a 50 anni».

Però, scusi, tra tutti i tormentoni - ne girano almeno una decina - perché ha puntato proprio J-Ax? Aveva dei sassolini nelle scarpe da togliersi, è evidente...
«Mi hanno chiesto cosa ne pensassi del pop di Disco Paradise. Ho risposto che il pop è una cosa seria. È davvero ridicolo vedere come stanno trattando la musica in questi anni. A calci! Il pop è arte, ricerca, innovazione, sperimentazione, messaggiprofondi e credibili costruito tutto in maniera maniacale e passionale. Disco Paradise, con anche delle rappate anni ’90 che già allora erano vecchie e superate, è davvero discutibile. Io lo paragono a Fiki Fiki di Gianni Drudi con tutto il rispetto per la musica demenziale. In più proposi a X Factor quattro ragazze minorenni, una girl band innovativa con un progetto in cui funziona ed è credibile il KPop. E Fedez? Sentendosi Eugenio Montale critica tutto il testo quasi ridicolizzandole».

 

 

 

Ecco, ce l’ha anche con Fedez allora?
«Ma avete mai letto con attenzione i testi di Federico Lucia? Per favore... Il pop ripeto è una cosa seria! È incredibile vedere il sommo poeta Fedez come snocciola consigli sui testi. Pensate dove siamo arrivati! A 16/25 anni un certo linguaggio è credibile, a una certa età no».

Invece con J-Ax ce l’ha perché da una vita canta sulla legalizzazione della marijuana?
«La droga è pericolosa. Chi grida “legalizzala” lo fa perché ne vuole far uso, ma per curarsi ci sono i medici. Sono contrario a qualsiasi droga. Mai fumato. E non mi interessa quel mondo. Sto da sempre con persone belle, pulite e sane. Oggi la vera trasgressione è essere puliti».

Il suo “rivale” Tiziano Ferro ha appena concluso un tour dove ha raccontato, anche con le sue nuove canzoni, la sua paternità gay. Che ne pensa?
«Io non ho rivali. Come ho già spiegato sono arrivato prima. C’ero nel ’96 ed ero già molto conosciuto in Sud America. Penso che la paternità ognuno la vive come vuole. Io sono ancora per la famiglia tradizionale se c’è di mezzo un bambino, ma non giudico nessuno».

Perché negli anni dei dischi di platino, quando il suo manager divenne editore della prima tv gay italiana (e girarono una selva di voci anche sudi lei) non fece chiarezza senza mezzi termini?
«Perché la mia vita privata non era in vendita. Oggi siamo tutti sui social. All’epoca l’artista era molto più nascosto, più misterioso. Tempi diversi. In alcune interviste ci ho anche provato, ma evidentemente non mi credevano o non interessava. Credevano di più in un mio outing prima o dopo. Mi sentivo quasi di dover fare un outing eterosessuale. Su questo ci ho sofferto molto soprattutto perché rendeva tutta la mia musica finta, costruita e una pagliacciata dato che parlavo sempre di amore verso ragazze. Invece non c’era niente di più vero, scritto e realizzato da me con le mie idee e la mia vita».

Ma davvero una canzone nuova a Amadeus non l’ha inviata, magari per il 2024?
«Sanremo mi ha dato tantissimo, ma bisogna andarci con un progetto e un pezzo scritto nella roccia. Vedremo. Io scrivo comunque sempre tantissimo, ma tutto rimane lì, nel cassetto. Chi vivrà vedrà».

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