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Patrick Zaki, la domanda a In Onda che lo spiazza: "Colto alla sprovvista"

Tommaso Montesano
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«Voglio viaggiare il più possibile, tornerò al Cairo. Lavorerò come difensore dei diritti umani: voglio usare la mia visibilità per chi è ancora in carcere». Rientrato in Italia domenica scorsa dopo tre anni di detenzione in Egitto e tornato nella sua Bologna, Patrick Zaki si concede una comparata televisiva in prima serata, ospite di In Onda.
Il ricercatore è nello studio de La 7: giacca, cravatta e auricolare all’orecchio perla traduzione simultanea. «Questa è vera libertà, essere qui con voi», esordisce. Poi, dopo aver ringraziato l’Italia per la mobilitazione che ha contribuito al suo rilascio con la grazia concessa dal presidente egiziano al-Sisi («sono grato per quello che avete fatto dal primo giorno, grazie a tutti: sono stato messo in prigione per un articolo»), è tornato a rivendicare la sua scelta di rifiutare il volo di Stato: «Io devo essere trasparente, non devo prendere le parti di nessuno». Zaki, ecco la novità, ha motivato il suo “no” anche per ragioni economiche: «I soldi che sarebbero serviti per pagare il volo di Stato sarebbero stati quelli dei cittadini italiani e io non voglio prendere i soldi degli altri».

Il ricercatore, che nei giorni scorsi ha annunciato il suo futuro impegno per i diritti umani, è poi tornato a denunciare quanto accade in Egitto nonostante il suo rilascio: «Le prigioni sono piene. Spero che quello che è successo non si fermi a me. Ci sono tante altre persone». Da qui la scelta, già anticipata nei giorni scorsi, di diventare un vero e proprio testimonial nella battaglia per i diritti umani. Non a caso in studio, accanto a lui, siede Riccardo Noury, portavoce in Italia di Amnesty International. Zaki, rispondendo a una domanda, aggiunge che sì, «sarebbe bello, importante, incontrare il Papa. Ha fatto tante belle cose. Ma io voglio incontrare tutti quelli che mi hanno aiutato. Mi cogliete alla sprovvista». Il ricercatore egiziano dà l’idea di non volersi sbilanciare troppo anche in questo caso, sforzandosi di non apparire troppo schiacciato su questo o quel personaggio.

 


Che sia il Pontefice o il presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni. Un tassello, chissà, in vista di quel futuro «impegno per i diritti umani» a 360 gradi - magari anche in politica - che sembra quasi imporgli di trattare con freddezza i protagonisti con cui si interfaccia. Davanti alle telecamere, Zaki si muove con disinvoltura. Incassa i complimenti di don Luigi Ciotti, ringrazia la fidanzata Reny che sposerà a settembre («non ho mai avuto paura di perderla, sapevo che sarebbe rimasta con me») e commenta con l’abilità di un politico il servizio che ricorda gli “altri Zaki” detenuti. In Egitto e non solo. Domenica si replica: a Bologna altra grande festa in piazza Maggiore, dalle 20,30, con il primo cittadino Matteo Lepore.

 

 

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