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Gerard Depardieu, una fine orribile: costretto a nascondersi

Daniele Priori
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Più che Il sapore della felicità, titolo del suo ultimo film, presto in uscita anche in Italia, la parabola di Gerard Depardieu, attore 74enne, noto come il divo del cinema francese più celebre al mondo, ha i colori oscuri di un mesto tramonto. Contro lo storico interprete del Conte di Montecristo, infatti, ci sono le parole di ben quattordici donne (anche se una sola, ad oggi, lo ha denunciato) che lo accusano, in buona sostanza, di essere uno spudorato predatore sessuale.

 


Quanto basta per trasformare la vita di ogni uomo in un vero e proprio inferno. Ed è esattamente questo che sta capitando al noto personaggio d’Oltralpe. L’attore, infatti, è costretto a vivere senza quasi più mostrarsi in pubblico. A meno che non voglia rischiare di divenire oggetto di pesanti contestazioni ad opera delle femministe che aderiscono al movimento #metoo. Al resto ci pensano la stampa e i produttori che, tranne eccezioni sempre più rare, si adeguano ai diktat delle campagne social e cercano di evitare di collaborare con lui. Tanto che è iniziata esattamente questa settimana sul quotidiano Le Monde addirittura un’inchiesta a puntate intitolata proprio «il crepuscolo di un’icona del cinema inseguita dai suoi stessi eccessi».

 


 

IL REPORTAGE
Reportage giornalistico che esce con un tempismo perfetto se si considera che, proprio in questi giorni, arriva nelle sale (senza la possibilità per l’attore di fare alcun tipo di promozione) il film nel quale Depardieu interpreta il ruolo di Gabriel, miglior chef stellato di Francia, con due ossessioni: una influencer che lo perseguita (particolare abbastanza affine agli ultimi tratti biografici del grande attore) e l’Umami (titolo originale del film) ovvero una zuppetta di noodles giapponesi grazie alla quale un suo collega nipponico aveva sconfitto a inizio carriera il cuoco francese. Così la storia prende la rincorsa e vede lo chef Depardieu viaggiare tra la Francia e il Giappone alla ricerca della formula giusta per realizzare proprio l’Umami, divenuto per lui una sorta di Sacro Graal. Sceneggiatura deliziosa dai tratti esilaranti. Con quella fragranza di cucina che, specie negli ultimi dieci anni, molto bene ha portato al cinema di ogni dove, che tuttavia non basta a salvare Depardieu dall’onta mediatica e sociale. Singolare, semmai, il fatto che proprio l’inchiesta di Le Monde si soffermi quasi più sul gossip che sulla reale portata dei fattacci dei quali l’attore viene accusato. La ragazza 27enne che l’ha denunciato, ha raccontato di un Depardieu che, dopo vari tentativi molesti, si è calato le braghe di fronte a lei, mostrando il suo sesso per poi inseguirla, mettendola spalle al muro in un corridoio.

 

TESTIMONIANZE SCABROSE
Testimonianze anche scabrose di palpeggiamenti su natiche e inguini o baci strappati senza consenso di cui, secondo Le Monde, ci sarebbero addirittura prove video. Nonostante tutto ciò, come detto, solo una è stata la denuncia che ha generato un procedimento prima archiviato, poi ripreso in mano nel quale tuttavia, Depardieu che si è sempre difeso sostenendo che la ragazza autrice della querela fosse in realtà consenziente. Giovandosi della testimonianza a suo favore dell’attrice Fanny Ardant la quale in aula ha sostenuto che l’accusatrice fosse in realtà in cerca di un ruolo, mentre altre donne a lui vicine, dalla sua ex moglie Elisabeth Depardieu come dall’ex compagna Carole Bouquet e dall’amica Catherine Deneuve che si sono ben guardate dal deporre a processo. Mala tempora currunt, insomma, per l’ex super divo francese. Forse troppo super. Che ad oggi incontra la solidarietà pubblica del solo Michelle Houellebecq, scrittore corsaro, finito ultimamente in una singolare storia (forse un raggiro) che lo vede comparire in un filmato pornografico amatoriale. Provocazione di un collettivo di artisti olandesi dal quale Houellebecq ha preso le distanze. Sentendosi del tutto compreso solo da Depardieu.

 

 

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