Roberto Vecchioni e la morte del figlio: "Era bipolare, com'è stata la sua vita"
A 80 anni Roberto Vecchioni fa un bilancio della sua esistenza sulle pagine del Corriere della Sera, e i passaggi più intensi ed emotivamente strazianti della lunga intervista con Walter Veltroni sono senza ombra di dubbio quelli riguardanti la morte del figlio Arrigo, avvenuta poche settimane fa e ancora avvolta da grande, doloroso riserbo.
"Aveva tante meravigliose qualità, in primo luogo la sensibilità - dice il cantautore milanese di Luci a San Siro e Samarcanda del ragazzo, scomparso a soli 36 anni -. Ma anche tante debolezze, insicurezze, incertezze che non c’era modo di fargli passare e che forse aumentavano nel vedere il padre che aveva successo. Ma qui siamo alla domanda: che strada prendere? Che errore non fare? Rinunciare ai concerti? Non lo so...". La morte del figlio è stata "una cesura tra una vita e un’altra, lo è stato ancora di più per mia moglie. Non l’ho presa come un’ingiustizia. Questo no, assolutamente no. Mi viene in mente Eschilo che diceva: 'Si impara soffrendo'. Forse dalla felicità non si impara un c***zo. Si impara solo soffrendo, sperando di tornare alla felicità. È stato il crollo del mondo, dell’universo, ma non di certezze e ideali. E poi lo sento dentro fortissimo, mio figlio. Lo sento intensamente, Arrigo, me lo rivedo dentro continuamente".
"Dopo tanto, tanto dolore, finalmente...". Vecchioni, la tragedia: morto il figlio Arrigo
"Lui era bipolare - rivela poi Vecchioni -, ho una metafora: un giorno, tornando dall’ospedale vicino Piacenza dove lui andava a fare terapia, abbiamo preso la Statale per andare a Desenzano ed era piena di autovelox. Gli ho detto 'Facciamo una cosa: tu guida, passa, ogni volta che c’è un autovelox te lo dico e tu rallenti'. Abbiamo fatto questa strada di corsa e sembrava la vita, proprio. Corsa, corsa corsa e ad ogni autovelox lo fermavo. Quando siamo arrivati lui mi ha abbracciato e mi ha detto: 'Li abbiamo fottuti tutti, papà'. E invece un autovelox ci aveva beccati. Ho tentato di dire: 'Non è colpa sua, ma mia, guidavo io'. 'Eh no...' hanno risposto. '... abbiamo visto, prendiamo lui'. Questa è la morte di mio figlio: gli autovelox della vita".