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Antonello Piroso, l'orrore dei giudici impuniti: l'accusa dal palco

danieli priori
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Un contro-processo a teatro per rendere omaggio alla memoria di Enzo Tortora e di tutte le persone estranee, ovvero vittime di errori giudiziari capaci di distruggere vite intere. Proprio come è capitato a Enzo Tortora: L’estraneo. E proprio questo è il titolo della piece teatrale scritta e interpretata in forma di monologo dal giornalista Antonello Piroso e in scena questa sera con la sua prima nazionale al Teatro Gustavo Modena di Genova. Un contro-processo in scena, dunque, che si celebra a quarant’anni esatti da quella tragica alba del 17 giugno 1983 che vide il famoso conduttore televisivo condotto in carcere con un luccichio di manette clamorosamente a favore di telecamere.
Piroso, attualmente su RaiDue con Domenica Dribbling, ma fino al 2010 direttore del TgLa7 ha sempre avuto a cuore il caso Tortora al quale nel corso della sua carriera ha dedicato vari approfondimenti. Fu sempre lui ad assumere al TgLa7 Gaia Tortora, attuale vicedirettrice del telegiornale. L’estraneo vuole essere uno spettacolo calato proprio nel cuore della via crucis (che in un post su Twitter Piroso ha icasticamente definito “via trucis”) patita da Enzo Tortora, uno dei volti più amati della tv italiana, autore e conduttore di programmi iconici come La domenica sportiva e Portobello.

 



COLPI PSICOLOGICI «Lo accusarono di essere camorrista, trafficante di droga e cocainomane. Non era camorrista, né trafficante di droga e nemmeno cocainomane: era cardiopatico, non beveva e era vegetariano», ha spiegato Piroso presentando lo spettacolo. Una vicenda, quella Tortora, che secondo Piroso è tutt’altro che conclusa. Non tanto per il fatto in sé che ha visto la completa assoluzione da ogni accusa e una piena riabilitazione. Ma proprio per il fatto che Tortora era un conduttore televisivo. Con quel memorabile e toccante: «Dove eravamo rimasti».
L’estraneo vuole essere, dunque, «una ricostruzione giornalistica, una riflessione in cui coinvolgo il pubblico», ha detto Piroso. Sottolineando, però, che «non si tratterà di un processo alla magistratura, ma un processo a quel processo. A come fu gestito da parte dei giudici istruttori a come si giunse alla condanna in primo grado a 10 anni e 50 milioni di multa. A come Tortora fu considerato camorrista, trafficante, cocainomane senza alcun riscontro logico. A come proseguì il processo. Un esempio di macelleria giudiziaria. A come nessuno dei magistrati inquirenti e giudicanti in primo grado pagò per quello scempio, facendo tutti brillanti carriere», ha spiegato ancora il giornalista.

 

 


 

VICENDA NON CONCLUSA -  Una vicenda non conclusa anche perché di errori giudiziari si continua a morire. E come è capitato a una persona molto nota e assolutamente in vista come era Tortora, purtroppo continua a capitare, il più delle volte senza alcun clamore, a persone comuni. I famosi “poveri cristi” ai quali lo Stato sottrae la libertà e la dignità, cavandosela poi, quando va bene, con incomparabili e spesso davvero minimi risarcimenti monetari. L’estraneo è prodotto da Baobab e promosso da Associazione Psyco con la collaborazione del Teatro Nazionale con il patrocinio della Regione Liguria e del Comune di Genova. Il Partito Radicale nel 2020 ha proposto l’istituzione di una giornata nazionale per le vittime di errori giudiziari, da celebrarsi proprio ogni 17 giugno. Tra le principali promotrici la compagna di Enzo Tortora, Francesca Scopelliti, presidente della Fondazione Internazionale per la giustizia proprio a Tortora intitolata. Un passaggio importante che riporterebbe il contro-processo dal palco alla realtà. 

 

 

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