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Fabio Fazio, la rasoiata di Mentana: due sole parole per smontarlo

Daniele Priori
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Ma quali martiri. In fuga da viale Mazzini non si vedono né santini né Maradona. In una frase: «Nessuno può vantare il diritto di essere sempre in onda». È Enrico Mentana, non uno qualsiasi, ad aggiungersi al coro di critiche nei riguardi di Fabio Fazio, Lucia Annunziata e la loro piccola schiera di (non) epurati ma volontariamente esiliatisi dalla Rai in vista dei nuovi palinsesti. Ospite del Festival della Tv di Dogliani e sollecitato dalle domande del giornalista del Corriere della Sera, Aldo Cazzullo, Mentana in poche parole ha smontato tutta la teoria (fatta passare da molti per Vangelo) secondo la quale Fazio, Littizzetto, Gramellini e poi da ultima l’ex direttrice del Tg3 e presidente della Rai, Lucia Annunziata sarebbero stati messi di fatto nelle condizioni di andarsene. Mentana parla con tutta la sua autorevolezza di top player tra gli anchorman televisivi e (come di solito fa sui social coi suoi follower un po’ webeti) blasta con la leggiadria del buonsenso gli illustri colleghi.

 

 

 

 

LE LOGICHE

La tv, o meglio, l’obiettivo della telecamera di tanto in tanto può anche spegnersi. Lo sa bene lo stesso Mentana. È capitato pure a lui nell’anno in cui ha approfittato per scrivere un volume bellissimo di ricordi e idee sulla professione giornalistica: la sua Passionaccia, questo era il titolo del libro. Una storia, quella di Mentana, televisivamente iniziata proprio in Rai della quale conosce molto bene le dinamiche e le logiche che ruotano attorno alla tv pubblica. Trame che il direttore del TgLa7 sintetizza con un’altra espressione ipocritamente indicibile nel sistema italiano: spoil system che «fa schifo sempre o non fa schifo mai» ha detto. Soffermandosi su un’altra parentesi, molto più interessante dal punto di vista politico e disvelatrice di un’altra verità che nessuno osa dire: «Il punto, se mai, è perché non sono state fatte prima leggi per togliere la Rai ai partiti. Ma la risposta è che nessuno vuole rinunciare». Ed è esattamente questa la prova del nove con la quale Mentana chiarisce il suo assunto iniziale secondo il quale «se accetti di lavorare in Rai, accetti di lavorare in un posto dove sai che l’editore sono i partiti». E dunque, «volta a volta, ci sarà chi cerca di mettere i suoi uomini».

 

 

 

SANTORO

Il direttore del TgLa7, insomma, col suo abituale stile franco e non retorico, si limita a pennellare il panorama coni colori essenziali, quelli che servono ai cronisti per raccontare le storie e anche la politica. Motivo per cui, come ha ripetuto spesso negli anni, lui sceglie di non scegliere e da decenni non va a votare. Però le sue libertà da giornalista tutto d’un pezzo se le prende. Con ironia, talvolta con una lama più affilata, stavolta con il fioretto o meglio, con il Fiorello, perché su Lucia Annunziata ha usato argomenti simili a quelli utilizzati dal conduttore di Viva Rai2: «A differenza di Fazio non ha un’altra tv, se ne è andata via molto dignitosamente ma lo ha fatto perché non è d’accordo con il governo. I protagonisti dell’informazione dovrebbero invece fare le pulci a tutti, sine ira et studio». Un modo fin troppo elegante per spostare anche l’ultima mattonella di quelle che Santoro, con molta meno diplomazia, ha definito «narrazioni farlocche» sugli epurati cacciati da nessuno. Con buona pace dei complottisti col rolex e il caviale, forse già esuli sulla spiaggia di Capalbio. 

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