Massimo Boldi si confessa: "Vado a sposarmi a Scampia"
«Ho avuto un raptus. Però se avessi saputo che anche alla regia della serie c’era Claudio Amendola, che è un mio caro amico, magari non mi sarei spinto così avanti. Però anche proporsi come regista e dirigere se stessi si deve essere capaci. Io non mi sono mai lanciato, al massimo l’ha fatto De Sica perché sa farlo. È una questione non solo di gusto ma di grande tecnica». Massimo Boldi confessa a pochi giorni dal post social col quale ha stroncato la serie Mediaset Il patriarca finita nella polemica per la mancata conferma della seconda stagione alla quale, pare, produzione e cast stessero già lavorando. Proprio come vorrebbe lavorare lui al suo nuovo cinepanettone Matrimonio a Scampia che però Medusa continua a rimandare. «Se non iniziamo a girare al massimo entro agosto, non facciamo in tempo per Natale. È un anno che siamo pronti...». Lo intervistiamo a bordo della Frecciarossa Milano-Roma, peraltro proprio nella settimana in cui col suo suv è finito sulle rotaie del tram a Milano. Eppure, battute a parte, le sue parole sembrano siano andate tutt’altro che fuori binario.
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Boldi, altro che Cipollino. Stavolta l’ha fatta grossa. Che abbiano stoppato il bis di Amendola per causa sua?
«Quando ho visto, credo, pezzi della seconda puntata ero ad una festa in cui c’erano pezzi grossi Mediaset e tutti abbiamo detto e pensato le stesse cose. Che ci pareva roba vecchia. Poi dopo l’ultima ho avuto come un raptus. E ho scritto quello che ho scritto. Ma l’ho fatto anche per rispetto e affezione verso Mediaset. Io ho lavorato in televisione con Berlusconi dal 1979 a Cologno Monzese e l’ho seguito finché c’è stato lui al comando. Ho fatto i più grossi programmi di intrattenimento. Poi tanto cinema anche con Medusa. In 15 anni quasi un film all’anno. Per cui mi sono detto: ma per cosa spendono i soldi per un film che, va bene, avrà pure avuto spettatori ma la gente ha bisogno di ridere e divertirsi.
Qua siamo tutti tristi e incazzati...».
Poi mi finisce con la macchina sui binari del tram. Deve stare più tranquillo...
«Quello è stato un inconveniente. Mi sono pure spaventato. Ma ne hanno parlato tutti. Non solo i giornali italiani, anche all’estero. Mi hanno scritto dal Canada e dagli Stati Uniti! Incredibile».
E ha pure avuto una ulteriore prova, non che ce ne fosse bisogno, dell’amore da parte del suo pubblico. L’hanno aiutata e facevano il tifo per lei...
«Quello è straordinario. Era anche mezzanotte. Ma quella poca gente che c’era in giro non si è sottratta. Sono fortunato. Sono affezionati a me i bambini di dieci anni come gli anziani di 90».
Ma con Amendola vi siete sentiti?
«No. Anche perché se ci vediamo finisce come Milan-Inter! Solo che io di solito sono con la maglia rossa, mentre stavolta sono l’azzurro. E lui è il rosso...». (ride)
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Come sta il cinema secondo lei?
«Male. Molto male. Tanto è vero che da un anno e più che aspettiamo di poter iniziare a lavorare su un film del mio genere che si intitolerà Matrimonio a Scampia con la regia di Neri Parenti e attori di grande fama, oltre al sottoscritto. Ma Medusa continua a rimandarci di settimana in settimana e anche questa cosa, sono sincero, mi ha portato a fare quell’uscita».
In più di 50 anni di carriera come ha visto cambiare la comicità?
«La comicità non è cambiata. Sono cambiate le storie e gli artisti. Per forza. Poi c’è chi invecchia ed è più o meno sempre lo stesso, forse come me... Mentre ci sono quelli che cambiano molto con barbe, baffi e il pubblico se li dimentica».
Cosa pensa dei giovani comici che si lanciano sui social?
«La modernizzazione è inarrestabile. Quando diventa un’ossessione allora è un problema. Poi ormai tutto dura venti secondi, compresi i personaggi. Anche Facebook e Twitter sono già vecchi, sostituiti da altri social. E ci si spinge sempre oltre. Siamo arrivati ormai a vedere social sui quali le ragazze mostrano in un certo modo le loro grazie. E non sappiamo poi dove si possa andare a finire...».
Però le scritture per il cinema sono censurate continuamente dal politically correct. Non le pare un paradosso?
«Io non rispetto nessun politically correct. Vado avanti per la mia strada. Sì, magari si cerca di fare battute un po’ meno peí santi ma negli anni ne abbiamo dette di tutti i colori. C’è poco da recriminare. Soprattutto perché poi è quello che il pubblico vuole».
È tornato a lavorare in coppia con De Sica dopo oltre un decennio. Ha ritrovato la stessa alchimia?
«Assolutamente la stessa. Abbiamo fatto un quarto di secolo insieme. Siamo amici noi e ancora di più le nostre famiglie».
Oggi Cipollino avrebbe lo stesso successo degli anni nei quali ha creato questo suo personaggio?
«Cipollino è la mia salvezza. È nato con uno sketch in un programma televisivo di oltre trent’anni fa su Antenna 3 Lombardia. Uno show che conducevamo io e Teo Teocoli dal titolo Non lo sapessi ma lo so con la regia di Beppe Recchia. Oggifaccio delle convention, degli eventi e ancora vogliono solo sentire le battute di Cipollino. Che poi nemmeno ne ha così tante...». (ride facendo tatatatata a favore di vagone ndr)
Parlando del suo privato. Fino al 2004 ha vissuto con la sua unica moglie, poi scomparsa. Le relazioni successive hanno acceso su di lei anche i fari del gossip. Lo avrebbe mai immaginato passati i 70 annidi età?
«Sono entrato nelle mire del gossip soprattutto perché ho lavorato con le più belle donne del cinema e della tv. Ho una certa dimestichezza con la galanteria e la fama di essere un galantuomo. Sono vedovo da vent’anni e non devo rispondere a una morale. Di conseguenza ho cominciato ad avere amicizie più giovani. Amicizie che continuo a mantenere... in tutti i sensi».
A proposito. È fidanzato?
«Ho una profonda amicizia con una ragazza molto giovane e molto carina. Si chiama Elisa Barranu e ho promesso di darle una mano a diventare ricca e famosa, così in quattro e quattr’otto... Lei ha 23 anni. Ci portiamo 54 anni, come Berlusconi e Marta Fascina».
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