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Luca Argentero, droga e sesso: un racconto sconvolgente

Bruna Magi
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Si avverte un “possesso” del mestiere che quasi stupisce. Ci si chiede dove Luca Argentero, opera prima, abbia acquisito una padronanza del linguaggio da narratore incallito, assai scafato. Il protagonista del suo romanzo Disdici tutti i miei impegni (Mondadori editore, pag.192, euro 18,50) si chiama Fabio Resti, snocciola parolacce a mitraglia e nell’incipit ricorda purtroppo (e pensare che la dedica di Argentero è “A noi 4”, cioè alla sua famigliola da Mulino Bianco, lui, la moglie e i due figli) sia pur vagamente, quell’Alberto Genovese della Terrazza sentimento dove si consumavano coca e stupri per notti intere.

In realtà Fabio Resti è un imprenditore romano che traffica nel business degli eventi aziendali e da Milano sta tornando in macchina nella Capitale, dopo una notte di eccessi (suite, amici, mignotte, additivi chimici) descritti «all’insegna del politicamente scorretto». Siamo alla follia, quasi che «senza macchia e senza peccato», siano indenni soltanto quelli del recinto politicamente corretto. Ed è quasi arrivato, quando riceve la telefonata di un ufficiale della Guardia di Finanza, tale Belfiore, che deve consegnargli un’urgente comunicazione giudiziaria.

UN GIORNO DIETRO L’ALTRO
Il suo numero glielo ha dato la sua convivente, una ragazza tanto scema quanto sbalorditiva nel fisico. Il libro non è suddiviso in capitoli, ma in giornate, e per ognuno di quei giorni si citano aforismi dei famosi.

Il primo giorno esordisce con parole di Vladimir Lenin, che di imprigionare chi non la pensava come lui se ne intendeva, ma scriveva, da faccia di bronzo: «È proprio vero che la libertà è preziosa, così preziosa che dovrebbe essere razionata». Infatti, ci pensarono lui e compagni, a privare della libertà milioni di persone.

La grana giudiziaria di Resti è collegata a una duplice disinvolta procedura fallimentare, viene incriminato per bancarotta fraudolenta, gli scattano le foto di rigore come d’obbligo per i presunti criminali, rilevano le impronte digitali, gli impediscono di usare il cellulare (che disperazione, non poter trasmettere direttive in ufficio, disdire gli impegni), impongono gli arresti domiciliari, lui sceglie la casa dei genitori, quella dove è cresciuto. È convinto di restarci pochi giorni, invece trascorrerà da prigioniero l’intera estate, niente abituali vacanze a Formentera, ma giorni e notti sul divano a farsi un’abbuffata di film in tv, buttandosi sul cibo visto che la mamma cucina in modo egregio, e smaltendo le calorie acquisite con un forsennato esercizio fisico.

CHIODO FISSO
Ma non accantona il chiodo fisso del sesso, è pure cultore di maratone dedicate all’autoerotismo, ha una fantasia bollente che travalica la normalità, debordando, e su questo tema impartisce vere e proprie lezioni di precisione capillare sugli additivi che aumentano la durata e la potenza delle sue prestazioni. Mai avremmo immaginato l’esistenza di cotanta varietà nel genere. 

Le pulsazioni erotiche di Fabio sono anche stimolate dalla straordinaria avvenenza fisica della vicina di casa, confinante di balcone... Ci vorrà del tempo, per arrivare al processo, e nel frattempo lui ci farà ascoltare gli apprezzamenti più scurrili sulle donne. E fa un po’ ridere che, parlando del temuto carcere, collochi in successione gli aforismi di Oscar Wilde e Adriano Sofri. L’ultimo, di Anonimo, lo condividiamo: «Per le persone mediocri la solitudine è un carcere, ma per il saggio è un regno». Tuttavia non siamo certi che Fabio Resti-Luca Argentero coltivi saggezza. Forse prevale la furbizia.

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