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Ornella Vanoni gioca col suo toy-boy: una foto pazzesca

Daniele Priori
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Vecchie dive e giovani cantanti. Poco più che toyboy per figure mitiche e ormai praticamente senza età come Mina e Ornella Vanoni che non ci pensano nemmeno a fare un passo di lato. Anzi, forse di lato lo fanno, se vicino a loro, però, ci sono bei giovanotti come Blanco o Marracash un po’ da adulare e dai quali farsi celebrare. Coi giovani che si prestano al ruolo di giocarelli artistici delle dive. Salvo poi, magari involontariamente, come fa Blanco, sfotterle anche un po’ queste novelle, vegliarde amate immortali. Ma Beethoven non c’entra nulla. Piuttosto ci ritroviamo elementi del celebre saggio su L’umorismo di Pirandello. Nel quale il grande autore siciliano parla dell’umorismo come “sentimento del contrario”. Così il ragazzaccio bresciano devastatore del palco di Sanremo, di fatto si beffa (o omaggia?) Mina che ovviamente non si mostra nemmeno stavolta, sottintendendola nel video del brano Un briciolo di allegria nei panni di un gatto che passa a inizio canzone in un set vintage e in bianco e nero, ispirato (altra ironia black) al film Il viale del tramonto.

Blanco (che Mina non l’ha vista proprio), presentando il disco, ha rappresentato (e giustamente) il suo grande stupore, dal quale, ha detto, si deve ancora del tutto riavere. Del resto avere Mina o il suo ectoplasma, anzi no, la sua voce (che oggi però potrebbe essere anche, tranquillamente, un prototipo di sperimentazione dell’Intelligenza Artificiale) non è comunque da tutti. Duettare, però, ditelo a Blanco, è un’altra cosa. Lui con Mina non ha duettato nemmeno via Instagram. Diverso il destino di un altro duetto. Questo non artistico però, ma molto social. Andato in onda sui canali della esilarante Ornella Vanoni, uscita a cena con il rapper Marrachash. Fatto sta che Ornellona, al solito, non se l’è tenuta. E sentendosi lei nei panni di una attempata Elodie, ci ha tenuto, a favore di cam social, a dire al povero Marracash: «Mi piaci. Se avessi avuto 30 anni di meno ti avrei sbattuto al muro». Pausa. 

 

E torniamo a Pirandello. Che nel medesimo saggio del 1908 distingue l’umorismo dalla comicità. Dove il comico è «avvertimento del contrario». Che può far ridere, disturbare o rattristare al tempo stesso. Così diversa dall’immagine di maestri come Franco Battiato o Lucio Dalla che con i ragazzi hanno duettato sempre. Memorabile la direzione d’orchestra a Sanremo del grande Lucio nel 2012, pochi giorni prima di morire, nella canzone scritta per il giovane Pier Davide Carone. Dove c’erano però docenza, decenza e rispetto intergenerazionale. Non tristi imitazioni di età e talenti lontani che difficilmente si possono incontrare bene, specie se si lasciano prendere la mano dal grande bluff postmoderno. In cui il talento (e pure l’età) sono ahinoi i due maggiori ingombri. Da nascondere o umiliare anziché esaltare come invece, specie se si parla di artisti, meriterebbero.

 

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