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Giobbe Covatta e Maurizio Costanzo, "gli telefonarono in camerino e...": raggelante

Annamaria Piacentini
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Giobbe Covatta in 30 annidi carriera ha portato la sua comicità a teatro, al cinema e in televisione confermando che talento e ironia possono andare perfettamente d’accordo. Con Il commosso viaggiatore e Donne Sapiens ha fatto il pieno in tutti i teatri italiani e l’anno prossimo arriverà anche a Milano.

 

 

 

Sta scrivendo anche per il cinema? 
«Sì, sarà una storia bizzarra, sto terminando alcuni passaggi. Amo questo tipo di cinema che appartiene alla fantascienza, c’è sempre una linea di sospensione dalla realtà».
Mi sembra molto divertente... 
«Certo, parlo di supereroi. Eroi a cui passano gli anni. Saremo in tre: Francesco Paolantoni, Enzo Iacchetti ed io, squadra che vince non si cambia. Prendiamo esempio da Superman: è nato prima di me ed ora avrà più di 90 anni. Prova a salvare qualcuno, ma i dolori articolari arrivano a tutti, anche a lui. Ricordate la Donna invisibile? Ora ha l’Alzheimer e l’Uomo Ragno purtroppo è tormentato dalla prostata. Questo è il mondo della vecchiaia raccontato dai nostri supereroi».
È sempre stato originale e sarcastico. E Maurizio Costanzo che era capace di riconoscere chi aveva talento, la invitò al Costanzo Show. Cominciò così la sua avventura? 
«Sì, è stato lui a lanciarmi e gli devo tutto. Ero ancora poco sconosciuto, ma lui mi fece andare ad una puntata del suo programma. Mi diede la possibilità di parlare a ruota libera e tra battute e applausi da parte del pubblico, capii che stava iniziando la mia vera carriera».
Costanzo aveva molti amici, il suo salotto al teatro Parioli era sempre gremito di personaggi famosi. Cosa ricorda in particolare? 
«Una telefonata. Ero nel suo camerino, ridevamo insieme, anche lui sapeva essere ironico. Ad un certo punto squillò il telefono e Costanzo rispose: “Ciao Carlo Azeglio, come va?”. Pensai: ma è quel Carlo Azeglio là, insomma, quello del Quirinale? Però non dissi nulla. E lui fece la stessa cosa. Incrociai personaggi che non avrei mai immaginato. Maurizio ed io abbiamo passato 20 anni nello stesso teatro: lui con lo Show, io con le commedie teatrali. Era unico, correttissimo e straordinario, non lo dimenticherò mai».

 

 

 


Un bianco in nero è il libro che le hanno dedicato. Curato da Claudio Miani con Gianlorenzo Masedu (in collaborazione con AmrefHealth Africa e edito da Officine Out Out), di cosa parla? 
«È un viaggio alla scoperta di una parte del mondo e della mia carriera. Gli uomini sono tutti eguali, disse Dio, alti e bassi, ma per i neri piccoli e poveri... sarà molto dura».
Nato in Puglia, cresciuto alla Maddalena: come si considera? 
«Il carattere è sardo, sono cresciuto alla Maddalena, la mia cultura è napoletana».
Vero o falso che anni fa è stato scomunicato dalla Chiesa? 
«È vero, ma solo perché avevo scritto il libro Parola di Giobbe. È in Calabria che mi hanno scomunicato, però...».
Però cosa? 
«Ho venduto tantissime copie...».
La logica di questo libro? 
«Quella di raccontare i fatti in modo positivo. La nostra religione non è scanzonata, prevalgono le punizioni».
Mi faccia un esempio. 
«A Napoli c’è una chiesa che venera Santa Lucia e si possono toccare i suoi occhi, posati su un piattino d’argento. Passano tante persone, fedeli che pregano con passione e altri che vanno per curiosità e che spesso non hanno neanche le mani pulite. Sa com’è finita? Che il giorno dopo tutta Napoli aveva la congiuntivite».
Sperava di cavarsela senza la scomunica!?
«Ma all’inizio non ci credevo neanche perché con Iacchetti e Paoloantoni ci siamo sempre fatti degli scherzi. Infatti quando mi hanno chiamato al telefono e si è presentato un signore definendosi un Cardinale, pensavo fosse una bugia. Accertai che lì miei compagno di avventura con c’entravano nulla e mi chiesi: ma allora non è vero che mi hanno scomunicato. Era un vero cardinale che mi chiedeva un consiglio».
Che tipo di consiglio?
«Per rassicurarmi. Mi disse subito: la chiamo perché mi servirebbe un comico intelligente: può darci una mano? Andai a pranzo da lui e a servirci in tavola era un prete. La sera dovevo lavorare a teatro e quando si aprì il sipario vidi un prete in prima fila».
È superstizioso?
«Napoli ha sempre confuso un po’ le religioni. Edoardo diceva: “Essere superstizioso è sintomo di ignoranza, ma non esserlo porta male”».
A lei com’è andata?
«Bene. Quando eravamo ragazzi a scuola c’erano quelli belli e quelli meno attraenti che avevano bisogno di farsi notare trovando altri sistemi. Ci provai con la simpatia, le battute e la comicità. Non mi sono mai dovuto lamentare».
Donna Sapiens è un suo spettacolo che ha messo in scena il valore dell’intelligenza femminile. Cosa ne pensa delle donne al potere?
«Le donne sono straordinarie, hanno una grande struttura mentale e solo tre giorni di eccessi ormonali. Gli uomini , invece, sono logorroici e hanno il testosterone che dura 30 giorni. È ovvio che ne escano perdenti».

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