Giletti sospeso, "non è di sinistra, quindi...". Bomba Fagnani: cosa c'è dietro
Il suo compagno Enrico Mentana aveva commentato la sospensione di Non è l'arena su La7 e il congelamento di Massimo Giletti con un laconico ma esaustivo "no comment". Francesca Fagnani, conduttrice di Belve su Rai 2, sceglie invece un lungo intervento sulla Stampa per comunicare la propria solidarietà a Giletti e avvertire tutti, non solo il mondo dell'informazione in tv, che la stop imposto dall'editore Urbano Cairo è "un brutto segnale, da tanti punti di vista".
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"Per le persone che ci lavorano e non solo per lo stipendio alla fine del mese, che per quanto prioritario sia, non vale più della dignità e dell'orgoglio professionale di chi ci collaborava", scrive la Fagnani sul quotidiano torinese diretto da Massimo Giannini. In ballo però c'è anche "la difesa della libertà di stampa per cui in tante altre occasioni (e giustamente!) ci si è stracciati le vesti. Qui, invece, la libertà di stampa finisce dove inizia quella di uno che ci sta antipatico, verrebbe da dire, parafrasando il noto detto".
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A indignare la Fagnani il silenzio generalizzato del mondo del giornalismo, che ha preferito scatenarsi fin da subito in "un profluvio di illazioni. Alcune palesemente false, altre fuorvianti, altre screditanti verso lo stesso Giletti". Il riferimento è alle voci di perquisizioni della Dia in casa di Giletti, a cui accennava su Twitter Selvaggia Lucarelli (che per inciso ha pessimi rapporti sia con Giletti sia con Fagnani) poche ore dopo l'annuncio della sospensione del talk.
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Alla Fagnani non convince nemmeno la versione ufficiale di una rottura per via del possibile ritorno di Giletti in Rai: "Si chiude una trasmissione di peso per questo, due mesi prima della fine già prevista?". Tanto più che la rete non ha fatto alcun riferimento né ad "ascolti bassi" né "costi alti", argomenti spuntati solo in alcuni retroscena. I 30mila euro pagati al pentito di mafia Baiardo per andare in trasmissione? Roba vecchia, sottolinea la conduttrice di Belve, che non giustifica una scelta così improvvisa.
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"Colpisce - prosegue - che non ci sia stata da parte del mondo dell'informazione, salvo poche eccezioni, quella forte e partecipata levata di scudi che abbiamo visto quando chiusero, per esempio, la trasmissione di Sabina Guzzanti Raiot, un atto di evidente censura, fu considerato da tutti. Senza dire per citare i casi più clamorosi dell'indignazione e della mobilitazione provocate vent'anni fa dall'editto bulgaro, pronunciato da Sofia dall'allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nei confronti di Michele Santoro, Enzo Biagi e Daniele Luttazzi, estromessi dalla Rai. Cosa ha di diverso Giletti da loro? Non è di sinistra, anzi mostra confidenza con i leader della destra, ammicca da piacione alla telecamera e piace più alla pancia del suo pubblico che ai critici e ai colleghi. Ma allora come funziona la difesa dell'informazione? Vale solo per chi ci piace? Non dovremmo difenderla sempre e a prescindere dai nostri gusti personali?". No, qualcosa decisamente non torna.