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Corrado Formigli "fascista": la clamorosa accusa di Repubblica

Alberto Busacca
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Chi di fascismo ferisce, di fascismo perisce. Ed è curioso che la cosa capiti proprio al più serioso e radicale antifascista presente al momento nella televisione italiana: Corrado Formigli. Il quale, nell’ultima puntata di Piazzapulita, ha lanciato accuse di fascismo a destra e a manca. Salvo poi, addirittura sul giornale “amico” Repubblica, essere accusato di fascismo lui stesso. La classica legge del contrappasso, insomma... Riavvolgiamo il nastro e torniamo a giovedì sera. Va in onda Piazzapulita, appunto. E naturalmente, com’è ovvio che alla Domenica sportiva si parli di calcio, nel programma di Formigli si parla di fascismo. Il menù prevede, infatti, un’analisi critica delle parole «gravissime» pronunciate dal presidente del Senato, Ignazio La Russa, sull’attentato di Via Rasella. Poi le posizioni dell’«estrema destra» che governa il Paese a proposito del 25 aprile. Segue un’inchiesta «esclusiva» sulle commistioni, a Ferrara, tra istituzioni pubbliche e movimenti neofascisti. E infine l’immancabile dibattito in studio sul tema “che cos’è il fascismo oggi”, partendo da una domanda: perché Giorgia Meloni non riesce proprio a dire di essere antifascista? Mica male...

 


DUBBI PROGRESSISTI - La puntata scorre via rapida, resa frizzante anche dall’intervento di Vittorio Sgarbi. Che critica, in particolare, l’inchiesta sulla sua città: «Voglio dirti che Ferrara è una città antifascista, è la città di Bassani. Il teatro comunale, che non è la feccia delle chat che avete raccolto, ha fatto uno spettacolo su Matteotti. Moni Ovadia è sovrintendente di quel teatro». E poi: «Dov’è il fascismo? Quei cogli...i che sfilano a Predappio? Tu sei fascista, stai facendo del fascismo, stai colpendo delle persone con la tua tv spazzatura». Insomma, la prima accusa di essere fascista, Formigli se l’è presa direttamente durante la sua trasmissione. Ma Sgarbi fa parte del governo Meloni, quindi è normale che abbia attaccato il conduttore. Più insoliti sono i dubbi dei telespettatori progressisti. Quelli che di fronte all’antifascismo duro e puro di Formigli e dei suoi dovrebbero gongolare. E invece... E invece, ieri, nella pagine delle lettere di Francesco Merlo, Repubblica ha pubblicato l’intervento del professor Sandro Betocchi, dell’Università Federico II di Napoli. «Caro Merlo», si leggeva, «a Piazzapulita di giovedì 6 aprile, un giornalista intervistava un politico di Ferrara che aveva pubblicato post razzisti e fascisti. Il politico negava di essere fascista e il giornalista lo incalzava intimandogli di dire “il fascismo fa schifo”. L’uomo politico non l’ha detto. Avrei fatto la stessa cosa, qualunque fosse stata la frase impostami. Non le sembra che il comportamento da fascista sia stato quello del giornalista?». Secca la replica di Merlo: «Sì, e infatti il fascistometro oscilla tra 8 e mezzo e nove meno meno».


Et voilà. Povero Formigli, cosa ci può essere di peggio, per lui, che vedere la sua trasmissione accusata da sinistra di essere fascista? Se può consolarlo, comunque, la questione non riguarda soltanto Piazzapulita. L’antifascismo, infatti, almeno a livello giornalistico, sta diventando esattamente questo: prendere una persona e provare a obbligarla a dire una determinata frase. «Cara Meloni, ci dica che è antifascista». «Caro La Russa, ci dica che il fascismo è il male assoluto». «Caro politico di Ferrara, ci dica che il fascismo fa schifo». Poi, se il malcapitato non si rassegna a ripetere a pappagallo quanto richiesto, scatta la fase due: «Avete visto? Non vuole dirlo! È fascista! È fascista! Ah, noi lo sapevamo che era fascista...». Fa piacere che, finalmente, pure a sinistra qualcuno si sia accorto che qualcosa non va. Anche se una cosa va detta: non è Formigli che è diventato fascista, ma un certo antifascismo che è diventato intollerante e grottesco... 

 

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