Marco Masini e la diceria più vergognosa: "Ramazzotti mi ha difeso"
Dal successo clamoroso, a inizio anni 90, al dimenticatoio un decennio dopo. E poi la rinascita: Marco Masini si racconta al Corriere della Sera, dall'amore per la Fiorentina all'amicizia inossidabile con altri tre toscanacci: Carlo Conti, Leonardo Pieraccioni e Giorgio Panariello. "Ogni estate noi quattro bischeri ci si ritrova a casa di Carlo. A mangiare focaccia all’olio sfogliando i giornali sportivi con le dita unte, discutendo delle amichevoli d’agosto e degli affari più improbabili del calciomercato". Tutti ben diversi, in privato, dal loro ruolo pubblico. "Giorgio è molto sensibile, ha passato momenti difficili con suo fratello ed è stato uno dei primi a starmi vicino quando ne ho avuto bisogno, riesce sempre a sdrammatizzare e questo aiuta". Di difficoltà, Masini ne ha avute come tutti gli artisti. Ma una, quella della assurda nomea di porta-sfortuna, ha rischio di rovinargli la vita.
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Veniva dai grandi successi al Festival di Sanremo (nel 1990 vinse con Disperato tra le Nuove proposte, l'anno dopo terzo tra i grandi con Perché lo fai. "Non me la sono goduta come avrei dovuto. Purtroppo gli anni più belli e felici sono anche quelli consumati più in fretta. Sul momento non apprezzi ciò che hai, se li potessi rivivere sarei diverso". Lo splendido rapporto con i Pooh, la gentilezza di Renato Zero, l'amicizia con Francesco De Gregori. Aveva fama di scrivere canzoni triste, deprimenti, un po' depresse. A volte, difficili da trasmettere in radio per via di titoli provocatori come Vaffan***o e Bella stra***za.
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Poi inizia la fase più cupa, l'accusa di portare iella e l'ostracismo nei suoi confronti. Tanto che nel 2001 annuncia di non voler cantare più: "Non mi rovineranno la vita come a Mia Martini", era stata la sua denuncia. "Non volevo ritirarmi, solo avvisare i miei fan che non era colpa mia se non mi si vedeva più in giro. Le tv non mi volevano ospitare. Quelli della mia casa discografica mi comunicarono: 'Ci spiace, ma sei un prodotto invendibile'". A far partire l'ingiuria "un addetto ai lavori. Lo stesso che, ogni volta che mi si nominava, faceva le corna o altri scongiuri. I colleghi, gli amici, per fortuna mi sono rimasti vicini. Eros Ramazzotti è tra quelli che più mi hanno difeso".