Claudia Gerini, la denuncia: "Lobby delle donne", trema il mondo dello spettacolo
Le commedie di Sergio Corbucci il suo esordio cinematografico, “Non È La Rai” il suo primo palcoscenico televisivo importante. “O’famo strano?”, infine, la battuta di Jessica in “Viaggi di Nozze” di Carlo Verdone, che le ha definitivamente aperto le porte del successo. Stiamo parlando, ovviamente, della bellissima Claudia Gerini che ha da poco superato i 50 anni e si è confessata in un’intervista al Corriere della Sera: “Ho fatto 86 film. Io sono Jessica, Lorenza, Maria, Giovanna. Ho recitato due settimane al Mercadante di Napoli Canzoniere italiano di Pasolini. Il primo film l’ho fatto a 16 anni, ne ho 51. Ciao ma’ di Giandomenico Curi, di cui è cosceneggiatore Roberto D’Agostino. Nella stessa estate ho fatto Roba da ricchi di Sergio Corbucci. Poco dopo ho cominciato in tv Non è la Rai. Ma l’Italia, lo sappiamo, è un Paese senza memoria, sembra sempre che non hai fatto niente”. Oggi più di ieri, Claudia Gerini è considerata, senza dubbio, una delle femmes fatales del cinema italiano: “Posso fare l’operaia, ma non un ruolo sexy? Io mi considero una femme fatale, non è che lo faccio: ci sono nata! Non posso guardare con seduzione un uomo, non posso mettere una calza velata se ho ancora un bel fisico?”.
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Un mondo difficile oggi, pervaso dal politically correct: “Sui social puoi dire tutto, nascondendoti dietro l’anonimato. Il mondo è pieno di bulli, c’è tanta cattiveria, sono tutti arrabbiati – dice la Gerini - pronti a spararti se sbagli una parola. La civiltà è in evoluzione, è meglio avere questi problemi di ipocrisia di quello che avevamo prima. Intendo le mani addosso degli uomini, come forma di ricatto e di potere, in qualunque ambiente di lavoro. Prima era normale”. L’argomento delle molestie nel mondo dello spettacolo, dopo l’esplosione del movimento MeToo, oggi è quanto mai attuale, ma bisogna salvarsi dai fraintendimenti: “Le avances, magari goffe, brutte, indesiderate, egualmente condannabili, non sono la stessa cosa di una violenza. Lo dico per rispetto di chi ha subìto una violenza inaudita. Mia figlia Rosa rifletteva sul fatto che gli uomini non prendono più l’ascensore per paura di venire denunciati. Io dico: meglio che gli uomini abbiano paura – spiega l’attrice romana - piuttosto che mi infilino le mani dove vogliono. Ci sono debiti che i maschi, tra virgolette, devono pagare, colpe reiterate nei secoli. Gli uomini oggi vengono educati a un altro tipo di comportamento. Poi possono esserci conseguenze infernali. Penso alla clausola, nelle produzioni cinematografiche americane, secondo cui un regista o un produttore non può fissare negli occhi un’attrice per più di tot secondi”.
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L’attrice parla, ovviamente, anche delle molestie ricevute personalmente: “Certo, ci sono stati tentativi ai quali mi sono sottratta, ho avuto attenzioni anche spinte. Ero ragazzina, avevo 17 anni, sono stata fortunata e ho potuto andarmene. E le donne, in questo, non fanno squadra. Shakira nella sua canzone se l’è presa più con la donna che si è portata via il suo uomo che con lui, Piqué, il calciatore. In quel modo ha venduto di più. Io amo le donne, Sabrina Impacciatore, Cristiana Capotondi, Maria Sole Tognazzi sono sorelle. E sono protettiva. Se nella casa delle vacanze spunta un ragno sul muro, sono io l’incaricata della faccenda”.
Di contro, però, c’è una malsana retorica sull’argomento e una sorta di lobby femminile nel cinema che sposta il focus dal problema: “Ci sono registe che fanno film solo su donne, per le donne. Sta diventando una sorta di lobby. Io penso che non ci dovrebbe essere bisogno delle quote rosa. Così come penso che denunciare 55 anni dopo di essere stata indotta a una scena di nudo, come ha denunciato Olivia Hussey per il Romeo e Giulietta di Zeffirelli, sia una follia”.
Le rivelazioni, infine, di una carriera fatta di tanta gavetta e tanti provini, soprattutto quelli falliti, come quelli per The Young Pope ed il musical Nine: “Tanti colleghi non li vogliono fare: sono tal dei tali, come ti permetti di chiedermi un provino? Per me, invece, ti allungano la vita, ti costringono a rimescolare le carte. È un esercizio di umiltà. La sconfitta non esiste in questo mestiere, ma certo che ho sofferto quando Paolo Sorrentino in The Young Pope prese Cécil de France e non me. In Questione di cuore, Francesca Archibugi ha scelto Micaela Ramazzotti. Io sono troppo volitiva, e serviva quel tipo di fragilità, una donna un po’ inconsapevole. Giusto così. Io non ragiono con l’ego. Per il provino di Nine andai a New York, a Broadway ho cantato e ballato, mi dissero cose belle, ma per quel ruolo presero Marion Cotillard. Ma penso che c’è sempre qualcos’altro”.