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Rai, esplode lo scandalo droga e vip: in poche ore...

Giampiero De Chiara
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«Quella vera non esiste più, è diventata una forma di conformismo». Così Tinto Brass, intervistato dal Venerdì di Repubblica, parla della trasgressione. Il regista di La Chiave filosofeggia su un argomento una volta proibito anche al cinema che, invece, oggi arriva in tv ad ora di cena. E tanto conformismo - per usare le parole di Brass - si è visto in questi ultimi giorni nei programmi Rai, in particolare Rai Due. Perché, per citare Agatha Christie, se una coincidenza è una coincidenza e due coincidenze sono due, tre diventano una prova. Questo a proposito di alcune esternazioni private di Ornella Vanoni, Claudia Vanoni, Claudio Amendola e Carlo Calenda sulle droghe. I primi tre lo hanno fatto “confessandosi” con Francesca Fagnani nel programma Belve. Ha cominciato la cantante raccontando, per l’ennesima volta, la propria “passione” per le canne.

«A un certo punto non dormivo più. Mio padre mi fece fare perfino la cura del sonno: ero disperata. Finché un giorno non mi hanno fatto fare una canna e allora ho detto: ecco la mia medicina». Rivelazione fatta come se fosse a cena con amici. Come se certe icone dello spettacolo fossero vittime della sindrome “Grande Fratello”. Per anni hanno cercato di nascondere la loro privacy e poi, all’improvviso, ecco che davanti ad un microfono raccontano i loro piccoli vizi che mai avrebbero confessato, se non in un libro di memorie.

 

CANDORE E NONCHALANCE
Dopo la Vanoni, arriva Claudia Pandolfi. L’attrice, sempre a Belve nella stessa puntata della Vanoni, parlando di droghe, in generale, chiarisce che «l’hanno sempre interessata molto poco. Mi capita di fumare», dice alla conduttrice che poi le domanda ingenuamente: «sigarette?», avendo come risposta con candore e nonchalance, «no, anche canne».

Nessun giudizio morale, per una cosa che ormai non fa più scalpore neanche a raccontarla in tv, ma questa nuova finta modernità sembra soltanto essere una sorta di protagonismo eccessivo. Si scorge tanta vanità, insita nel mestiere di attore, ma che rischia di raccontare” non l’artista, ma soltanto il protagonismo di qualcuno famoso che vuole fare il “simpatico”.

Cosa che si ingigantisce con l’ospitata di Carlo Calenda da Fiorello a Viva Rai Due. Il protagonista qui è un leader politico che però viene da una famiglia di “cinematografari” (suo nonno è Luigi Comencini, sua madre la regista e scrittrice Cristina Comencini e la sorella Giulia fa la sceneggiatrice) e che da piccolo è stato anche attore (a 11 anni fu uno degli scolari di Cuore lo sceneggiato tratto da libro di De Amicis e diretto dal nonno). Calenda fa il “piacione”. Si lascia andare a confidenze, miste a battute: «mi sono fatto tante tante canne da giovane». Tutto in onda su Mamma Rai nel giro di due giorni. Come se fosse una specie “spottone” sulla liberalizzazione delle droghe leggere. Cosa che poi è quasi avvenuta con l’intervento del neosegretario del Pd, Elly Schlein, nella trasulla smissione Stasera c’è Cattelan sempre seconda rete. La piddina non ha fatto certo uno spot, ma un intervento politico. «Sono favorevole alla legalizzazione della cannabis.

 

Penso che sarebbe un buon modo di contrastare le mafie e la criminalità organizzata». Lei, almeno, ha evitato la banalizzazione della trasgressione. Però per uno spettatore comune che passava da Belve al late-show di Cattelan è stato come tornare su un argomento già sentito e sviscerato in tutte le possibili sfumature. A fare eccezione, ma non troppo perché l’argomento quello era, la confessione a cuore aperto di Claudio Amendola. Una sorta di seduta psicoanalitica in cui si confessava la passata dipendenza dalla cocaina. «Ne sono uscito perché c’era qualcosa di importante: i figli. Il fondo l’ho toccato quando ti rendi conto che ti sei trovato in una situazione in cui dovevi essere lucido e non lo eri». Una intervista salvifica fatta con le lacrime agli occhi che è stata grande televisione. Però ora Mamma Rai rischia di essere soprannominata Canna Rai, se non peggio.

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