Piero Chiambretti, schiaffo ad Aldo Grasso: "Più feroce è, meglio è"
Con La Tv dei 100 e uno Piero Chiambretti ha deciso di puntare sui più piccoli e sul futuro. Un mondo completamente cambiato in cui neppure la satira ha più il potere di prima ma nel quale il Pierino della tv ripone le proprie speranze proprio sui bambini, tanto da averli resi protagonisti del suo nuovo show su Canale 5. Un esperimento in tre prime serate di mercoledì. La prima, andata in onda la scorsa settimana, ha vinto alla grande la battaglia dell’audience. «È un progetto articolato che credo possa avere anche possibilità di essere venduto all’estero». Domani lo show tornerà in scena con ospiti speciali come Ezio Greggio, Enzo Iacchetti, Belen Rodriguez e Vittorio Sgarbi, chiamati a rispondere alle domande senza filtri dei bimbi.
La prima domanda è d’obbligo. Che satira tira con Meloni e la destra al governo?
«Tira la stessa aria di prima, non è cambiata. Chi fa satira sono sempre gli stessi. I bersagli sono cambiati appena appena. Forse alcune reazioni su alcune vignette che hanno coinvolto il nuovo segretario del Pd hanno fatto discutere ma aldilà di ciò credo che la satira sia abbastanza uniforme e continui la sua piccola e discreta lotta che non ha più il valore che aveva nella Prima Repubblica, quando una vignetta di Forattini, con la pancia e il pisellino di Spadolini o gli stivaloni di Craxi, poteva far cadere il governo. È cambiata la politica e con essa la satira nel suo termine più universale».
Il critico Aldo Grasso ha definito il suo show «un brutto programma per bambini per un conduttore che non è mai cresciuto». Vuole rispondere?
«Il critico si autodetermina proprio diventando critico. Più è feroce meglio è. Cosa c’è di meglio che attaccare un programma, un personaggio, la sua onorabile professione trentennale ricca di soddisfazioni? È giusto che faccia così, quindi, visto che lo ha fatto anche in passato, lo invito a insistere anche sulla seconda e sulla terza puntata».
Molti ex bambini prodigio, si sono trovati a rimpiangere la loro infanzia e adolescenza. Angelo Branduardi su Libero ha dichiarato di aver iniziato a suonare il violino a 5 anni. Una cosa bella ma anche brutta perché sacrifica una parte della vita che non tornerà più. Lei cosa ne pensa?
«Toglierei anzitutto la parola prodigio. La nostra non è una gara. Non sono fenomeni al circo presentati come qualcosa di assoluto ma solo raccontati come bambini di talento. Io non ho voluto fare una gara con palette e professori che sarebbe stato più facile, ma un gioco dove i bambini sono parte di un cast che noi abbiamo scelto di mostrare alla televisione come professionisti in un momento ludico».
Ha rivelato che sua figlia è tra i 100 bambini de La Tv dei 100 e uno. Margherita ha un modello o segue qualcuno tra i nuovi miti dei più giovani?
«Mia figlia è tra i 100 e uno ed è partita la ricerca di chi fosse tra i 100 perché io non l’ho indicata. È una bambina che mi ha dato molti spunti. Ho cercato di costruire attraverso le sue domande, la sua curiosità, una serie di situazioni anche dialettiche oltre che visive che potevano interessare lei e bambine come lei. I suoi miti non li conosco salvo un numero abbastanza cospicuo di cantanti, specialmente i rapper che sono riferimenti di una generazione x, z o 2.0. Alcuni dei quali come Sfera usano parolacce come linguaggio di rottura. Questo è un problema, essendo in piccolissima parte anche un po’ educatori».
Però Sfera è venuto...
«È venuto ma non ha detto parolacce. Tutti i pezzi musicali messi in onda sono stati edulcorati. Anche per evitare ulteriori polemiche. Io ho semplicemente usato buonsenso e buongusto che in tv si usano poco. Con questi due elementi si può fare bene ovunque, anche in televisione».
L’innocenza dei suoi 100 bambini può essere considerata una risposta all’eccesso di volgarità dei reality di cui anche Piersilvio Berlusconi si è lagnato?
«Io ho tentato di fare un programma nelle mie corde. Non sono mai stato volgare né trash. Anche quando mi hanno definito trash era solo lo sdoganamento di alcuni luoghi comuni che diventavano spettacolo. Del resto la tv non può essere troppo diversa dalla realtà. La mia non era una risposta ma forse una domanda alla quale ho avuto anche la risposta. Si può fare una tv appena diversa con risultati piacevoli da ogni punto di vista. Posso dire certamente che l’editore si è complimentato per il prodotto».
Da angelo custode e malandrino di Sanremo. Come le sono sembrati Chiara Ferragni e Fedez al Festival?
«Hanno fatto quello che dovevano fare. Creare rumore, scompiglio, fiumi di parole come quella canzone che vinse al Festival del 1997 che feci con Mike e la Marini. È stata un’ operazione intelligente di marketing televisivo fatta dal gruppo di Amadeus che nei suoi festival ha parlato a tutti i generi di pubblico. La cosa strana, semmai, è che il pubblico televisivo chiede a gran voce delle novità ma quando le novità arrivano si spaventano perché non le riconoscono. Vogliono essere rassicurati da novità che non sono novità».
Lei dai tempi di Markette ormai 15 anni fa sdoganò la fluidità sessuale in tv con Maga Maghella e altri personaggi. Oggi come la spiegherebbe ai suoi 100 bambini in prima serata?
«C’è poco da spiegare. Loro già parlano tra di loro di fluidità, li sentivo. I bambini, bombardati da informazioni sui loro telefonini e computer, sono informati in modo parziale ma di tutto. Qualsiasi cosa crediamo loro non sappiano, in realtà la sanno già a modo loro. Non c’è tanto da spiegare, semmai aspettare la domanda che va puntualizzata con una risposta. La spiegazione è superflua perché sono arrivati loro prima di noi a capire i cambiamenti di tendenze, di costume e anche l’ossessione esagerata del politicamente corretto».
Da grande innovatore quale lei è stato, quale sarà il futuro della tv?
«Guardando i bambini vedo il loro e anche il nostro futuro. Da anziani saremo gestiti da questi bambini che hanno fortissime sensibilità su ambiente, solidarietà. Sono rimasto stupito dall’accoglienza che hanno riservato a Peter Ace, una delle star del programma, un ragazzo che ha 2 milioni e mezzo di follower. Lui fa del bene attraverso il web. Frequenta i barboni, porta del cibo, abbraccia i barboni. Amano anche i calciatori, ma il benvenuto che hanno dato a questo ragazzo è stato superiore. Ciò vuol dire che c’è un’educazione civile che non immaginiamo. Mi ha emozionato quel ragazzo e ancora di più la reazione degli altri bambini. Questo vuole dire che esiste una generazione non così degenerata come qualcuno ci vuole mostrare».