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Costanzo, "state boni" e altre perle: per cosa verrà ricordato

Fabrizio Biasin
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Una volta, nel bel mezzo di una puntata particolarmente chiassosa del suo Sciò, disse: «Bbbboni, state bbbboni!» con quattro o cinque B. Da quella volta tu sapevi che potevi fare macello fino a quando non arrivava lui a mettere il punto. Se era particolarmente infervorato aggiungeva «non famo la Curva Sud!», a rimarcare il desiderio di quiete ma pure la sua fede giallorossa. Nelle migliaia e migliaia di puntate del suo celebre salotto non poteva mancare la fondamentale e fastidiosa pubblicità che lui però ti faceva digerire presentandola come «consigli per gli acquisti!».

 

 

 

Indimenticabile la Dino Erre Collofit, «una camicia coi baffi» che si potevano permettere in pochi, lui e quelli come lui non dotati di collo “giraffesco”. In questi ultimi anni persino i giovanissimi hanno avuto il piacere di conoscerlo, forse anche perché il mito Maurizio si mangiava le parole ed era diventato cintura nera di meme sul web («Mariaaaaaa!»). Ma in testa abbiamo anche alcune delle sue straordinarie massime, quella sull’onestà («Una volta l’onestà era il minimo che si richiedesse ad un individuo. Oggi è un optional»), quella sull’odio («Io non odio. È troppo faticoso ricordarsi giorno dopo giorno chi e perché»), quella sui giornalisti («Il pettegolezzo diverte solo noi giornalisti: ce la cantiamo e ce la suoniamo»), quella sulla calvizie («L’unica cosa che arresta la caduta dei capelli è il pavimento»), quella sulla politica («Un governo dura meno di una gravidanza»). E alla fine, immancabile, arrivava sempre il suo «Sipario!». Ecco, è arrivato: sipario. 

 

 

 

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