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Sanremo 2023, "chi influenza la classifica": bomba da dietro le quinte

Fabrizio Biasin
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È tutto bello: le canzoni, gli ospiti, gli ascolti, «tu per chi fai il tifo», le notti in bianco, le stecche, eccetera. Non torna solo una cosa: la classifica. Per carità, che Mengoni sia stra-primo non è una notizia né un’ingiustizia, tutt’altro, ma tra prima e seconda graduatoria generale ci sono stati degli stravolgimenti assai curiosi e - consentitecelo dettati più dalle “tifoserie” che dalla bellezza delle canzoni. Prendete Ultimo, dopo la prima esibizione si trovava nelle sabbie mobili della mezza classifica, quindi si è ritrovato lassù, forte di una fan base che gli ha permesso di trionfare al televoto nella serata di giovedì (primo davanti proprio a Mengoni, che invece ha conquistato la “demoscopica”). La canzone è di difficile “digestione” ma i sostenitori se ne fottono e votano in libertà. E voi direte: «Ma Mr Rain era un mezzo sconosciuto eppure sta spaccando!».

MOTIVO SEMPLICE
Ed è così ma, guarda caso, la sua scalata alla classifica è dipesa proprio dalle chiamate (a pagamento) da casa, lui che ha sì un brano molto trasversale (piace dagli 0 ai 99 anni) ma teoricamente poco pubblico, se non fosse che la sua agenzia, griffata Francesco Facchinetti, è la regina degli influencer e ti può far volare. Poi oh, il milione abbondante di streaming su Spotify significano che il ragazzo è piaciuto a prescindere, sia chiaro. Se Tananai, Lazza e Madame hanno sia un grande pezzo che un grande seguito (e infatti restano tra i legittimi papabili per il podio), i Cugini di Campagna hanno visto il loro Lettera 22 scendere nel gradimento per un semplice motivo: è brutto? Tutt’altro, è bellissimo, ma i capelloni non hanno santi in Paradiso. E per “Paradiso” intendiamo Twitter, Instagram, TikTok.

Ecco, Sanremo alla fine riuscirà a premiare la canzone più bella, ma deve ammettere di avere un problema crescente legato al televoto, meccanismo che eleva i personaggi più che le canzoni. E infatti, guardate, laggiù in fondo al burrone ci sono loro, le nuove leve, i Pulcini che fanno pio-pio e vengono snobbati dalle masse nonostante pezzi davvero ben costruiti (e pensiamo a Will o gIANMARIA, ma anche Olly). Il rimedio ai possibili inciuci del web? La scelta del direttore artistico di portare al rush finale ben cinque brani rispetto ai soliti tre. A quel punto la sala stampa entrerà prepotentemente in gioco e insieme alla giuria demoscopica potrà risultare decisiva nel decretare il trionfatore della 73esima edizione. Poi, in fondo, quel che conta è l’altra classifica, quella degli ascolti, ché porta grano in quantità e spazio sulle radio: a primeggiare su Spotify è Lazza davanti al “Signore della pioggia”, Madame, Mengoni, Colapesce/Dimartino, Tananai, Rosa Chemical e via via gli altri sanremesi, tutti benissimo piazzati in classifica (il primo non festivaliero è Gué al 20° posto), segno che Amadeus pare micio-micio ma è decisamente la gallina dalle uova d’oro della musica italiana. 

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