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Blanco, "tutto programmato": sospetto tombale sul Festival

Roberto Tortora
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E se fosse tutto finto? Preparato ad arte? Organizzato per dare quella spruzzata di “Bugo-gate” ad una prima serata del Festival sì sobria ed elegante, ma, tutto sommato, un filo noiosa? Il mondo social questa domanda se l’è già ampiamente posta, quasi in tempo reale, fornendo prove a sostegno di questa tesi. In questo caso, è Twitter il social network a fungere da tribunale ordinario e i più attenti la notte scorsa, subito dopo lo sterminio di rose di Blanco, hanno posto il dubbio. E in effetti lo scetticismo nasce spontaneo, se si pensa che l’artista bresciano fosse lì a cantare il suo ultimo singolo, guarda caso s’intitola L’Isola delle Rose e guarda caso il videoclip annesso mostra già una scena in cui Blanco si dispera in un cespuglio di rose, brandendone alcuni esemplari e poi sdraiandosi accovacciato su di esse, in segno di disperazione amorosa. Quelle rose lì, peraltro, erano state piazzate intorno a lui proprio a fare da scenografia del brano sul palco dell’Ariston. Non era, insomma, il classico ornamento che Sanremo, da buona città dei fiori, ha sempre fornito al Festival. 

 

 

 

 

Secondo indizio, le reazioni dei conduttori a questo gesto di ribellione “poco elegante” del cantante. Nessuna crisi di panico, nessun rimprovero, nessun momento di disordine. Amadeus molto tranquillo, nonostante i “buuu” e il disappunto in platea fosse crescente, ha concesso addirittura a Blanco l’opportunità di spiegare il suo gesto ed il ragazzo, che tra due giorni compirà soltanto 20 anni, con grande menefreghismo e senza imbarazzo se n’è uscito con: “Visto che non avevo l’audio, allora ho pensato che potevo divertirmi”, accaparrandosi uno shampoo di fischi e urla di disapprovazione. Oltre al direttore artistico, poi, entra in scena Gianni Morandi con una scopa e, altrettanto tranquillamente, comincia a spazzare il palco come il custode di un condominio qualsiasi. L’unico che, nello scherzo, ha mostrato un minimo di fastidio, è risultato essere alla fine Fiorello che, collegato da Via Asiago, se n’è uscito con l’unica domanda lecita: “Ama, ma mica dopo lo fai ricantare Blanco?!”.

 

 

 

 

Il terzo indizio, la valutazione del gesto di Blanco come parte della “dannazione da rockstar”, in questo caso trapper. Sul palco dell’Ariston, era il lontano 2001, il frontman dei Placebo, Brian Molko, sfasciò una chitarra alla Jimy Hendrickx e rivolse gesti ben poco carini nei confronti del pubblico che, nel frattempo, gli urlava contro qualsiasi cosa. Finchè è una star internazionale, quasi non indigna, ma se un gesto analogo viene da casa nostra, allora apriti cielo. 

 

 

 

C’è anche chi ha ironizzato sull’episodio, come il grande Rocco Tanica che ha commentato: “Per tutti quelli che si indignano col mio amico e collega Blanco senza sapere niente di musica e spettacolo: quando hai problemi audio sul palco, spaccare i fiori è l'unica opzione per dare sfogo al dolore bresciano che hai dentro”. Cui a ruota si è unito l’attore e comico toscano Leonardo Pieraccioni, il quale, in una stories Instagram, ha lanciato un appello a Blanco: “Ho una siepe da potare qui in giardino, che puoi venire domani? Puoi farlo anche con le mani!”. C’è chi, infine, ha biasimato totalmente l’accaduto, come il cantante Valerio Scanu, che dice: “Se gli in-ear (le cuffie, ndr) non funzionano, li togli e continui a cantare… se non sei abituato a cantare dal vivo e magari il successo ti ha dato alla testa allora potrebbe succedere di trovarti a spaccare una scenografia mancando di rispetto a tutti”.

 

 

 

 

Sulla stessa eco l’attrice napoletana Serena Autieri, che non ha apprezzato per niente: “Trovo che la performance di Blanco non sia affatto rispettosa nei confronti del Festival come istituzione e del pubblico che preferisce una buona canzone ad uno sterile esercizio di devastazione che sembrava guidato da rabbia ingiustificata e comunque fuori luogo”. Sulla stessa linea, la scrittrice Francesca Barra che ammonisce: “Mi scandalizzano poche cose, ma più ci penso e più non mi capacito di come si possa passare dal monologo di Benigni a questa scena qui”. Insomma, se tre indizi fanno una prova, forse Riccardo Fabbriconi, in arte Blanco, al terzo anno di carriera e a 20 ancora da compiere ha già fregato tutti. Per la gioia di… Amadeus!

 

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