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Sanremo 2023, D'Agostino: "Sabotaggio in Rai contro Bruno Vespa"

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Niente video di Zelensky, ma un messaggio letto da Amadeus. Sanremo fa un passo indietro dopo la polemica che ha visto il Festival della musica e il presidente ucraino protagonisti. Polemica su cui Roberto D'Agostino si esprime senza peli sulla lingua: "L'ho scritto una settimana fa, il 1° febbraio, sul mio sito. Le demenziali polemiche sull'intervento di Zelensky a Sanremo sono arrivate all'orecchio dei funzionari di Kiev, e il presidente ucraino che pure è un ex comico e conosce le regole dello show è rimasto sbigottito". Per Dago si tratta di un fatto senza precedenti: "Nessuno - ricorda sulle colonne del Giornale - ha mai preteso che il suo discorso fosse sottoposto a lettura da parte di un funzionario televisivo. Ma che roba è? Si è mai visto un direttore di rete che può esercitare una qualsiasi forma di controllo su un messaggio di un presidente di una nazione in guerra? Zelensky ha parlato all'Onu, alla notte degli Oscar, a Cannes, alla mostra del cinema di Venezia senza colpo ferire; però alla tv di Stato italiana vogliono sapere cosa dirà. Demenziale. Qualcuno dentro la Rai ha voluto sabotare l'evento".

 

 

Il motivo a detta di D'Agostino ha un nome e un cognome: "L'idea di portare Zelensky sul palco dell'Ariston è di un signore che si chiama Bruno Vespa, oggi accreditato come gran consigliori di Giorgia Meloni per le questioni Rai, e qualche nemico interno gli ha voluto fare lo sgambetto". Eppure anche la kermesse musicale ha perso una grande occasione: "Siamo a un livello sotto la vergogna. C'è una guerra, neanche a troppi chilometri da qui, ci sono bombardamenti, morti, minacce nucleari, si poteva sfruttare un messaggio di pace, e questi stanno a ballare sul palco... Sembra la repubblica Weimar. Qui cantano, e là arrivano i nazisti... Pensa a Kiev cosa possono pensare... Saranno inferociti".

 

 

Una scelta, quella di virare su una lettera letta, definita dallo stesso conduttore "romantica". "Romantico?! Ma si rende conto? - tuona ancora - Ma stiamo parlando di una guerra! Non giochiamo con le parole. Posso farlo io, sul mio sito disgraziato, ma non la televisione di Stato... Senti, io la prima volta che sono andato a seguire il Festival di Sanremo era il 1978, ho fatto persino un Dopofestival... E ho capito una cosa in tutti questi anni. Il Festival peggio è, meglio è. Più riesci ad avere canzoni pessime, macchiette che salgono sul palco, stecche e polemiche, meglio funziona. A Sanremo adesso stanno festeggiando. Il Festival rappresenta l'identità di un Paese fatto di paesi, dove il divertimento maggiore è lo struscio". 

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