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Roberto Vecchioni e la risposta che spiazza la figlia: "Ma vaff***"

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Francesca Vecchioni si racconta. La figlia 47enne di Roberto Vecchioni svela la reazione del padre al suo coming out. Presidente dell’associazione Diversity, impegnata a promuovere la cultura dell’inclusione nei media, Francesca fa un passo indietro nel tempo: "Era maggio, io ero appena uscita dall’adolescenza. Mi chiese se frequentavo qualcuno: mi rovesciai addosso il succo che stavo bevendo. Fino ad allora non avevo detto nulla della mia vita sentimentale. Non volevo mentire e quindi omettevo". Però il cantante si è preoccupato e da genitori ha iniziato a chiedere: "Perché non me lo vuoi dire, cosa c’è che non va? È un drogato, un poco di buono?! Non sarà mica in galera, vero?".

 

 

A quel punto la decisione di dire la verotà: "È che non sto con un uomo, papà, sto con una donna!". La risposta? "Ma vaff… mi hai fatto spaventare… Non sapevo più cosa pensare! Ma non me lo potevi dire subito?!". Una reazione che Francesca, raggiunta dal Corriere della Sera, non si aspettava. Oggi però la 47enne è felicemente mamma di due gemelle avute con la compagna Alessandra Brogno. "Abbiamo avuto la fortuna di essere residenti nel comune di Milano, con figlie nate nel comune di Milano. Ci ha riconosciuto il sindaco, un processo immediato che ci ha permesso di evitare i lunghi ricorsi in tribunali per l’adozione in casi particolari. E l’assurdità che Alessandra dovesse 'adottare' le sue figlie, magari dopo anni di attesa e incertezza. Nella maggior parte delle città non è così".

 

 

Ora le due non stanno più insieme, ma l'affetto rimane. Così come rimane l'impegno per vedere tutelati gli stessi diritti anche ai bimbi di due genitori gay: "Mi preoccupa che un ministro spinga i cittadini a rivolgersi ai giudici. Intanto perché costringe i tribunali, già intasati, a intervenire a spese dei contribuenti per far riconoscere un diritto che i bambini e le bambine dovrebbero già avere acquisito nel momento in cui sono stati riconosciuti. E poi perché così mette in conto l’esistenza di bambini di serie A e di serie B: crea una difformità di diritti e tutele tra quelli che hanno bisogno del tribunale per avere la carta di identità scritta correttamente e quelli che ce l’hanno subito".

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