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Rai, Marc Innaro "filo-putiniano"? Ecco dove lo trasferiscono

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"Filoputiniano": con addosso il bollino rosso da propagandista del Cremlino, Marc Innaro corrispondente Rai dalla Russia da otto anni dovrà lasciare Mosca per trasferirsi al Cairo al posto di Giuseppe Bonavolontà prossimo alla pensione. Lo ha deciso Viale Mazzini. Sulla carta si tratta di una mossa nella generale rotazione dei corrispondenti Rai in giro per il mondo, in realtà Marc Innaro è finito nel mirino delle polemiche fin da quando è iniziato il conflitto in Ucraina e questo spostamento ha il sapore della punizione. Aveva fatto notare, ad esempio, che negli ultimi 30 anni "non è stata la Russia ad allargarsi ad Est, ma la Nato" e che su questo "gli Usa e l'Europa qualche considerazione avrebbero dovuta farla". Da quel momento, puntualizza Gianluca Roselli sul Fatto Quotidiano, il Tg1 di Monica Maggioni ha iniziato a non utilizzarlo più. Da parte sua Innaro ha continuato a lavorare assiduamente per Tg2, Tg3, Rainews e Giornale Radio. 

 

 

Sull'onda delle polemiche il suo nome è finito pure in due o tre liste di proscrizione, compresa l'ultima, quella targata Pd e presentata a Montecitorio una settimana fa da Andrea Romano. "Mi sarebbe spiaciuto non esserci, visto che in quella lista sono finiti colleghi che stimo molto e addirittura Oliver Stone, uno dei miei registi preferiti", commenta Innaro la notizia del trasferimento. "Sono qui da otto anni, non bisogna restare abbarbicati alla poltrona", osserva. Però sembra quasi ovvio che si tratta di una decisione politica da parte di Viale Mazzini. Al suo posto, a Mosca, dovrebbe finire l'inviato del Tg1 Alessandro Cassieri, anche lui però bollato dal Pd "filoputiniano".

 

 

Nel giro dei corrispondenti, rivela il Fatto, Natalia Augias, ex capo della redazione del Tg1 andrà a Londra (scavalcando colleghi più specializzati in esteri come, ad esempio, il corrispondente da Bruxelles, Alberto Romagnoli, o l'inviata di Rainews, Liana Mistretta); Nello Puorto (esperto di Giappone) diventerà corrispondente dalla Cina; Lucia Goracci dovrebbe essere destinata a New York dove però già c'è Claudio Pagliara. Poiché tra i due non corre buon sangue (di centrodestra e filoisraeliano lui, di sinistra e attenta alla questione palestinese lei) e Fuertes starebbe pensando di aprire una sede Rai a Washington. Con buona pace della Corte dei Conti che ha calcolato che l'ufficio di corrispondenza americano di viale Mazzini negli ultimi anni è costato sette milioni di euro.

 

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