Elenoire Casalegno si confessa: "In passato corteggiata dalla politica"
Elenoire Casalegno, domani sera insieme ad Aurora Ramazzotti la vedremo su Italia 1 alla guida di Love Mi: il mega concertone voluto da Fedez e J-Ax. Si parte alle 19 e si prosegue a oltranza. Non sarà come tornare a condurre il Festivalbar ma poco ci manca?
«Love Mi nasce come evento diverso, espressamente dedicato alla scena hip hop milanese però, sì, dai... abbiamo poco da invidiare!».
La musica è finalmente ripartita?
«Sì, e ci voleva. Musica vuol dire cultura e per troppi anni è mancata dalla tv. Mai come oggi ci siamo resi conto di quanto la cultura sia fondamentale: uno dei problemi della nostra società è proprio l'assenza di filosofi, ossia di un pensiero complesso, di persone che riflettano».
Gli intellettuali, questi cari estinti?
«Aihmè, è così ed è un bel problema perché loro erano coloro che aiutavano l'umanità a evolvere. Adesso ci sono i tuttologi, che oggi si occupano di musica, domani di virus, dopodomani di guerre...».
Ma lei vede la luce in fondo al tunnel di questa benedetta pandemia?
«Assolutamente! Se c'è una cosa che ho imparato è che tutto ha un inizio e una fine. Compresi noi. Certo, veniamo da tre anni difficilissimi alla luce dei quali l'essere umano dovrebbe fare un mea culpa».
Dice che ce la siamo cercata?
«Be', sai, prima una pandemia, poi una guerra: qualcosa di sbagliato avremo pur fatto. Hai presente... il karma? (ride)».
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Allora prendiamo come di buon augurio la riconciliazione tra J-Ax e Fedez?
«In un momento di guerre e odio, fa solo bene respirare un po' di affetto. Tra l'altro succede di sbagliare, di perdersi di vista e poi riconciliarsi. Se una storia è importante, è giusto provare a recuperarla. Se c'è una cosa che rimprovero ai social è che ha bandito la fragilità: promuovono l'immagine della persona forte, che non cede mai e non sta mai male. Non è così: l'essere umano soffre e sbaglia!».
Love Mi è anche il primo concertone a conduzione tutta al femminile: come siete riuscite a liberarvi dell'immancabile stampella maschile?
«Ha ragione. Si parla tanto di parità ma poi, quando si ventila un duo di donne alla conduzione, c'è sempre qualcuno che osserva: "No, non va bene: è antitelevisivo". Ma perché?!? Io capisco che fino a ieri la tv è funzionata in un certo modo, e probabilmente aveva anche il suo perché, ma non vuol dire che dobbiamo restare radicati lì. Si può anche cambiare».
A Sanremo Amadeus ha sdoganato le co-conduttrici, ma è cambiato davvero qualcosa?
«La co-conduzione dovrebbe significare che si conduce insieme, invece il rischio è che sia solo un sinonimo di valletta: una parola che ormai, se la usi, sei a rischio denuncia! La co-conduzione non può però essere solo un bel termine: deve tradursi in fatti».
Periodicamente si invoca una donna - così, genericamente - in politica, a Sanremo, al Colle. Possibile che si parli sempre in termini astratti, come se noi fossimo un Panda non meglio identificato?
«Magari fossimo un Panda: almeno saremmo una specie protetta e non ci sarebbero così tanti femminicidi! Detto questo, non sono a favore delle quote rosa. Il discrimine deve essere il merito: se in un'azienda ci sono 10 donne brave, devono lavorare in 10; se sono solo 2, solo 2».
Lei è una donna molto schietta. Il che non è proprio un pregio nel mondo dello spettacolo, o sbaglio?
«No, non lo è, ma nemmeno nella vita perché la gente preferisce sempre una bella balla a una brutta verità. E vale ancora di più con gli uomini! Comunque ci sto lavorando, sto migliorando ma senza snaturarmi: non riuscirò mai a dire ciò che non penso o a essere chi non sono».
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Se le chiedessi di dirmi la risposta meno diplomatica che ha dato nella sua carriera, quale sceglierebbe?
«A vent' anni le avrei risposto. Oggi no, perché ferirei solo una persona che, comunque, non capirebbe. Non sarebbe costruttivo».
Sa che io la vedrei bene in politica? Una sorta di Meloni 2.0.
«Me lo hanno proposto spesso, ma ho sempre rifiutato».
Le offerte da che parte arrivavano: destra, sinistra, centro?
«Un po' qua, un po' là. Tuttavia non mi ci vedo proprio in questo ruolo. Con il carattere che ho, mi farebbero fuori in 30"».
Da giovane però studiava per diventare magistrato.
«Una cosetta facile-facile, eh? Il fatto è che ho sempre avuto un forte senso di giustizia. Ancora oggi, nel mio piccolo, mi sento malissimo se vedo qualcuno che subisce delle scorrettezze: devo aiutarlo, fare qualcosa».
A questo punto la domanda è d'obbligo: le spiace che il referendum sulla giustizia sia stato un nulla di fatto?
«Sì, mi spiace. La società si è evoluta quindi è giusto rivedere tutte le situazioni. Ci sono molte cose a cui bisognerebbe rimettere mano».
Non sarebbe meglio se ci pensassero i politici, senza delegare ogni volta a noi cittadini?
«Certo, ma anche noi singoli cittadini siamo poco responsabili. Ci aspettiamo sempre che il cambiamento parta dagli altri invece è prima di tutto personale».
All'inizio della carriera, si è occupata molto di sport, con Pressing. Dopo tanta musica, le piacerebbe tornare a parlare di calcio?
«Sarebbe bello se si tornasse a parlare di calcio con quella ironia e leggerezza che aveva Raimondo Vianello a Pressing. Oggiinvece si prendono tutti sul serio anche se, parliamoci chiaro: si tratta di sport, non di gente che opera a cuore aperto salvando vite umane. Purtroppo non intravedo delfini di Vianello, onestamente».
Be', ci sarebbe sempre lei...
«Delfino e non co-conduttrice? Mi piace!».
Da interista com' è stato quest' ultimo anno?
«Ho pianto, ho patito e mi sono arrabbiata molto, ci siamo visti lo scudetto passare sotto il naso, e farci "ciao ciao". Tremendo».
Posso chiederle una cosa che non ho mai capito sudi lei?
«Certo».
È passata da Sgarbi a Dj Ringo: com' è possibile che le piacessero uomini così diversi?
«Non ho mai rincorso un modello di uomo ideale. Mi sono sempre innamorata della persona. Che poi, io, con Vittorio ci sono stata solo tre mesi!».
Effettivamente la dice lunga...
«Sono scappata! (ride) Battuta a parte, ero molto giovane e rimasi affascinata dalla sua immensa cultura».
Da donna a donna, mi dica: la tv è sempre stata il regno delle avance e delle molestie?
«Avance e abusi sono cose molto diverse. Comunque sì, ci sono sempre stati ma in passato se ne parlava meno. Oggi per fortuna è diverso».
Secondo Oliver Stone ormai è meglio che un uomo non incontri più una donna da solo: cosa replica?
«Come in tutte le cose, prima di trovare il giusto equilibrio, bisogna passare da un estremo all'altro. Il problema è che, negli eccessi, a rimetterci sono le donne che sono state davvero abusate. La magistratura è oggi chiamata a svolgere un lavoro delicatissimo perché purtroppo ci sono delle donne che si inventano gli abusi».