Concertone, Valerio Lundini fa calare il gelo: "C'è Putin al telefono"
Serviva forse la sardonica ironia di Valerio Lundini per smontare l'ipocrisia del Concertone del 1 maggio e della sinistra italiana, quest'anno ancora più spaccata a metà dalla guerra in Ucraina. Quella "ufficiale", incarnata dal Pd, sostiene la linea pro-Ucraina e rifornimento di armi annesso. quella "extra-parlamentare", movimentista e piazzatola (ma non solo, perché anche LeU, Sinistra italiana e M5s ammiccano) si auto-definisce pacifista senza se e senza ma, ma è piena di né-né e imbarazzanti flirt (non detti) con i filo-putiniani. Il Concertone della Festa dei lavoratori non può "bombardare" l'Ucraina, ma nemmeno mollare la sua "base" storica. Che fare, dunque?
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Semplice, puntare sui sentimenti. La band ucraina Go-A canta Imagine, inno no-war per eccellenza. E Lundini, diventato famoso con il surreale Una pezza di Lundini, ci gioca spiazzando il pubblico e, immaginiamo, pure i vertici di viale Mazzini. Poco prima della interruzione delle 19, la cosiddetta fascia "sotto-clou" prima del gran finale, annuncia la telefonata di Vladimir Putin in persona, per dichiarare urbi et orbi la fine del conflitto in Ucraina.
"C'è una telefonata internazionale importante", annuncia al pubblico in piazza e a casa. Dall'altro capo del telefono c'è un uomo che si qualifica come il presidente russo e poi annuncia - in lingua originale con traduzione simultanea - che, colpito dal brano pacifista, metterà fine alla guerra. Lundini ringrazia tra gli applausi, le risate e qualche sguardo perplesso.
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