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Anna Galiena, Tinto Brass e lo scandaloso set di "Senso 45": "Ecco la mia unica vera scena di nudo"

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"Non sognavo di fare l'attrice, la mia passione era la danza. A 8 anni ero alla scuola di danza classica al Teatro dell'Opera di Roma, felice di ballare e cantare. Ma a un certo punto mio padre decise che dovevo iscrivermi al liceo classico, studiare greco, latino e dare il via al percorso che mi avrebbe portato all'università, quindi a un lavoro sicuro da dirigente pubblica. A 21 anni ero all'Actors Studio. Non ho mai voluto studiare in accademie italiane, le ho sempre considerate troppo finte, dirette da tromboni... Il vero mito, per una che voleva intraprendere una carriera artistica, non poteva che essere Lee Strasberg, e tutti coloro che si erano formati con lui". Così Anna Galiena, in una intervista al Corriere della Sera, ricorda i suoi inizi artistici.

 

"Arrivai terrorizzata, assieme ad altri giovani aspiranti attori. Mi ero preparata una scena tratta da un testo di drammaturgia moderna americana, dove impersonavo una ragazza destinata a suicidarsi. Nella platea del piccolo teatro ricavato da una chiesa sconsacrata, dove dovevamo esibirci, sapevamo che erano presenti personaggi come De Niro, Penn, Hoffman... già membri del laboratorio. Non potevamo vederli, perché erano nascosti da teli neri.  Fui accettata all'unanimità e diventai membro dell'Actors Studio. Mi pare che, come attrici italiane, siamo solo io e Francesca De Sapio. Una bella soddisfazione... Da vicino Dustin Hoffman è simpaticissimo, calorosissimo, curiosissimo, ha sempre avuto un'autentica passione per l'Italia e gli italiani, tante volte abbiamo chiacchierato a lungo. De Niro me lo ricordo come un gran filone... Le ragazze gli piacevano: era un gatto sornione, si muoveva lentamente, ti fissava. Si capiva che era sicuro di sé. Al Pacino, invece, tutto il contrario: si muoveva a scatti, un tipo nervoso, direi nevrotico, forse caratterialmente più insicuro", ricorda.

 

 

Poi il ricordo di Tinto Brass sul set di Senso '45: "Con Tinto ci conoscevamo da dieci anni e, prima della sua erotomania, l'ho sempre considerato, e lo considero, un uomo colto, piacevole. Avevo visto alcuni suoi film che mi erano piaciuti e più volte mi aveva proposto di lavorare insieme, gli avevo sempre risposto di no, finché mi arriva la sceneggiatura di "Senso '45", era bellissima, fedelissima alla novella di Camillo Boito, sia pure trasferita in un'altra epoca. Il film di Visconti meraviglioso, però a mio avviso aveva reso troppo romantica la vicenda, dove invece nessun personaggio è positivo, direi piuttosto che ha un contenuto nichilista. Accettai la proposta di Tinto, mettendo dei paletti precisi. Innanzitutto gli dissi: le scene ginecologiche con me te le scordi. Abbiamo litigato dal primo all'ultimo giorno di set. Nelle scene che lui voleva rendere più hot fu costretto a mettere una controfigura, perché io non ero disposta a farmi inquadrare in certe posizioni. L'unica in cui sono veramente io, nuda, è quando con Gabriel Garko, ovvero il tenente Helmut Schultz, mio amante, nuotiamo nelle onde del mare. La pornografia non aiuta nel cinema e alla fine non ho voluto partecipare nemmeno alla promozione del film, sono andata solo alla prima conferenza stampa", conclude.

 

 

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