Marisa Laurito, "stasera scop***?". Strepitosa lezione alle femministe: "Cos'è davvero la parità sessuale"
Marisa Laurito, a 70 anni lei ha un'agenda più fitta di due ventenni messe insieme...
«Eh, lo so: è un periodo un po' pieno. Pensi che ora sto anche girando una fiction: sarò la zia di Serena Rossi nella seconda stagione di Mina Settembre».
Pure. Della serie: la pensione, questa sconosciuta?
«Ma quale pensione! Giovedì sarò su Rai Uno con il film I fratelli De Filippo e poi, sempre su Rai Uno, il 1 gennaio condurrò la seconda puntata di Serata d'onore per celebrare i 100 anni dalla nascita del Maestro Sergio Bruni. A gennaio sarà in poi tournée con Così parlò Bellavista».
Come lei molte altre star over 70 stanno vivendo una seconda giovinezza artistica: prenda Orietta Berti. Piace da matti, soprattutto ai giovani. Come ci riuscite?
«Beh, lei è sempre stata eccezionale. Io forse piaccio perché sono una figura trasversale: ho sempre unito tradizione e modernità. In generale, comunque, credo che funzioniamo perché i giovani hanno bisogno di luci».
Ma voi non eravate quelli che toglievano posti di lavoro alle nuove generazioni?
«Non togliamo niente a nessuno. Le sembra che potrei interpretare il ruolo di una ventenne in un film? Poi, certo, da due anni dirigo il teatro Trianon Viviani di Napoli ma è una mansione che richiede esperienza: non potrebbe essere ricoperta da un ragazzo. Le dirò di più: come direttrice ho previsto una fascia importante solo per i giovani attori perché devono avere un posto dove potersi esibire. Venderò meno biglietti? Non me ne frega, la mia battaglia è dare loro visibilità».
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A proposito, lei ha preso le redini del teatro in piena pandemia: è stata tosta?
«Devo dire che abbiamo lavorato sempre: nonostante le chiusure abbiamo portato in scena tre grossi spettacoli, sette concerti, le due puntate di Serata d'onore (la location dello show è il Trianon, ndr). E poi i ristori ci sono stati. Non mi sento di essere polemica nei riguardi della politica».
Promuoviamo quindi De Luca?
«La Regione Campania, nella persona di De Luca, ci tiene moltissimo alla cultura: mi hanno supportata e si sono battuti, come me, affinché le maestranze lavorassero».
Sui no vax...
«La fermo: direi che sono stata insultata abbastanza! Dopo l'intervista rilasciata a Selvaggia Lucarelli dove dicevo che, non essendo io una tuttologa, mi affidavo alla scienza che suggeriva di vaccinarci, sul web mi hanno detto che sono una persona tossica. Tossica, si rende conto? I no vax sono assatanati...».
Li ha denunciati?
«No, ma che mi importa? Ho molto cose da fare che star qui a perdere tempo con loro».
Giovedì la vedremo nel film Ifratelli De Filippo. Lei però con De Filippo ci ha lavorato per davvero: che ricordi conserva?
«Quando entrava lui, non volava una mosca: non fiatavamo, avevamo quasi paura a respirare. Lo chiamavo direttore e gli davamo del voi».
Addirittura.
«Era una questione di disciplina. Si poteva parlare con Eduardo al massimo quando si andava a cena (e lì era uno spasso). Il teatro era invece un luogo sacrale, a cui peraltro De Filippo aveva votato tutto se stesso. Non mi dimenticherò mai quando, nel suo testamento, scrisse: "Ho vissuto nel gelo". Sosteneva che non avrebbe mai potuto avere figli perché sarebbero cresciuti da soli. Chi fa teatro, recita o lavora come impresario è destinato a stare da solo».
Oggi c'è ancora tutta questa disciplina e sacralità?
«Si è perso molto di quel rigore. Inoltre non ci sono molti maestri in grado di aiutare i giovani e quindi si impara meno. Ormai è tutto così poco... "potente"».
Lei ha vissuto gli anni della liberalizzazione sessuale. Cosa è rimasto di quelle battaglie?
«Purtroppo temo che siamo tornati indietro. Noi all'epoca volevamo la parità ma questa non vuol dire diventare come gli uomini. Per esempio la libertà sessuale non passa nel poter dire a un uomo "stasera scopiamo?". Non mi pare libertà: somiglia più all'arroganza che i maschi avevano, e forse hanno ancora, nei confronti delle donne...».
Molte donne rivendicano il diritto di avere figli anche in età avanzata: è un'opzione che ha mai contemplato?
«Guardi, io sono un caso a parte, perché non ho nemmeno mai pensato di fare figli: credo che i bambini abbiano bisogno di due persone, di un maschile e di un femminile, che si occupino di loro. Sono forse un po' all'antica... Naturalmente un caso a parte sono gli orfani: piuttosto che l'orfanotrofio meglio l'adozione, anche da parte dei single».
Aprirebbe alle adozioni gay?
«Non sono contraria ma sostengo l'idea che le adozioni debbano essere fatte e misurate con molta attenzione. Stiamo infatti pur sempre parlando di vite che devono sbocciare: il diritto da tutelare è prima di tutto il loro. Anzi, guardi: fosse per me, farei sostenere un esame a tutte le coppie che desiderano diventare genitori. Non si può procreare solo perché lo decidi una mattina, quando ti svegli. Devi poter garantire ai bimbi il diritto di essere amati, compresi, mantenuti ed educati».
Sbaglio o anche il matrimonio non la entusiasma?
«Non ho avuto belle esperienze, nemmeno in famiglia... Amerei il matrimonio se non pensassi che porta con sé un'abitudine così triste da rovinare la relazione».
Ho letto che lei pratica spesso l'esperienza della regressione nelle vite passate. Non è un'analisi molto scientifica...
«Quando si parla di cose occulte c'è sempre ben poco di scientifico. In ogni caso a me ha fatto bene: ho capito una serie di cose che altrimenti non avrei mai compreso, quindi ne è valsa la pena. Diciamo che è una sorta di analisi profonda che si può praticare con l'ipnosi oppure, come nel mio caso, senza»
Crede quindi nella reincarnaizone?
«Nessuno ha certezze su quello che ci attende dopo questa vita, ma sono sempre stata un'inguaribile ottimista o, come dico io, un animo "sperante": mi piacerebbe molto se esistesse la reincarnazione».
Ha paura della morte?
«Per niente proprio! Sono pronta a morire, anche domani. Da giovane ho perso molte persone care, quindi sono già scesa a patti con l'idea che la gente, e io stessa, prima o poi muore. Credo che esistano altre vite e che, se la nascita è un evento brutale, per par condicio la morte non lo sarà: periremo quando saremo molto stanchi e dunque molleremo gli ormeggi con facilità».
È a favore dell'eutanasia?
«Assolutamente sì. La vita appartiene a ognuno di noi: perché non possiamo avere il diritto alla non sofferenza, se le condizioni di salute sono disperate?».
Mi tolga una curiosità: in questi 70 anni quanti reality le hanno offerto?
«Tutti: Isole, Case, giurie... ma ho sempre rifiutato. Se un giorno mi vedrete lì vorrà dire che sto morendo di fame: potrei partecipare giusto per soldi! (ride, ndr)».