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Maneskin, "ecco perché hanno successo all'estero": Manuel Agnelli, una (scomoda) verità sull'Italia

Francesco Fredella
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I Måneskin toccano il cielo con un dito. Proprio ieri Mick Jagger ha pubblicato una foto con il gruppo romano facendo impazzire i social. Ma andiamo per gradi. Ora a difendere i Måneskin - anche dopo l’ultimo attacco de I Cugini di campagna - ci pensa Manuel Agnelli dalla pagine de Il Corriere della Sera. Lui c’era negli studi di X Factor nel lontano 2017. E dopo i ringraziamenti di Mick Jagger, Agnelli dice: “Mi sono sentito orgoglioso di loro, perché vanno avanti con una grande sicurezza, molto naturali, senza montarsi la testa. Condividere poi il palco con la band più grande del mondo non li ha immobilizzati. E non dimentichiamo che sono andati a cantare prima degli Stones in italiano. È la cosa più bella: stanno aprendo un portone, cancellando una discriminazione storica nei confronti del rock nel nostro Paese”. 

 

 

Sempre sul Corriere spiega anche come hanno fatto a superare la prova americana. E ribadisce: “In America oggi non sono razzisti dal punto di vista musicale. Se sei bravo, sei bravo: là puoi venire da dove vuoi, l’America sa essere molto accogliente con chi sa fare. Il problema è un altro semmai: come li percepiamo di noi...”. In Italia il rock stava morendo. Ma grazie a loro, che hanno trionfato a Sanremo e all’Eurovision song contest, arriva una virata.

 

 

“E non è solo una questione musicale: loro hanno rimesso al centro il noi, rispetto all’io, l’individualismo sfrenato e il machismo tipico di certo hip-hop. Il Covid forse ha cambiato un po’ tutto”, continua Manuel Agnelli. Che ribadisce: “Band come i Måneskin nascono ogni cinquant’anni. In Italia, anche ogni cento..”. Una serata tutta a stelle e strisce. I Måneskin fanno brillare la notte di Las Vegas. E fanno sognare, a chilometri di distanza, anche l’Italia: Damiano (il frontman) del gruppo e gli altri mettono tutti d’accordo. Basta una canzone ed è subito standing ovation. Perchè il rock non muore mai.

 

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