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"Un nuovo papà"? La Disney nel corto per Natale si scorda l'uomo bianco: ecco la loro "inclusione"

Gianluca Veneziani
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È già una fortuna che non lo abbiano chiamato «Un nuovo genitore 1». Ma il nuovo corto della Disney per Natale, Un nuovo papà, obbedisce a tutti i cliché multiculti e politically correct, con tanto di salutoni alla tradizione. Nella casa di Lola, già protagonista del corto dello scorso anno, arriva il suo nuovo compagno, un uomo di colore, all'inizio accolto con qualche diffidenza dai figli di lei avuti dall'ex marito, due (adorabili) bimbi dai tratti sino-africani. I piccoli sfogliano anche un libro loro donato dal papà naturale, con qualche nostalgia. Ma prestò si creerà intesa col compagno di mammà, grazie a una casa di pan di zenzero da lui magnificamente realizzata.

 

Scompare così la famiglia classica, lui-lei-bimbi, e appare la famiglia allargata lei-l'altro-loro, col "primo" papà a far solo da ricordo. E si celebra il melting pot, l'incontro tra culture ed etnie a fini inclusivi, discriminatorio semmai verso i bianchi di cui non c'è traccia (la stessa Lola pare una mulatta). Bene così, se son contenti loro, gli autori Disney e chi guarderà il filmato. Lecito dire però che noi minoranza bianca e legata a un concetto non così "moderno" di famiglia non ci sentiamo rappresentati. Così non ci sentivamo rappresentati da quei cartoni Disney, da Dumbo a Gli Aristogatti, riproposti inversione censurata, con tanto di dicitura iniziale che allertava sulla presenza di «stereotipi denigratori di popolazioni e culture».

 

Ora non escludiamo che, in nome della "correttezza", si rifaccia il volto più nero a personaggi Disney del passato, da Peter Pan a La Bella Addormentata, dal sembiante troppo caucasico. E magari si celebri, al prossimo spot di Natale, una famiglia arcobaleno. Chissà però quanto questa tendenza "inclusiva" sarebbe stata gradita al buon vecchio Walt...

 

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