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Paolo Villaggio, drammatica confessione della figlia: "Era convinto di essere pazzo. E quando si ammalò..."

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"Stava già male, era ricoverato e cercavo di trascorrere più tempo possibile con lui. A un certo punto mi disse: "Sai che ho sempre pensato di essere matto? Da quando sono nato". Era davvero preoccupato e questa cosa mi colpì perché con la sua follia, invece, era riuscito a tirar fuori personaggi che hanno fatto ridere tutti". Così Elisabetta Villaggio, figlia di Paolo regista e scrittrice, ricorda il padre e lo fa in occasione del suo libro Fantozzi dietro le quinte. Oltre la maschera. La vita (vera) di Paolo Villaggio, ricordando quel padre fuori dagli schemi scomparso il 3 luglio del 2017.

 

 

 

"Era molto speciale. Sono fiera di essere sua figlia. Non è mai stato banale. Era molto pretenzioso: per lui essere felici significava sposare il presidente degli Stati Uniti, essere bella come Cindy Crawford, essere ricchi come uno sceicco. Aveva aspettative troppo alte! Alla fine ho capito che questi erano modi per spronarmi a ottenere di più e a migliorare. Lo fermavano di continuo per chiedere autografi, baci, abbracci, e poi spuntava sempre una macchina fotografica. Quando abbiamo lasciato Genova e ci siamo trasferiti a Roma, agli inizi del '68, ha avuto questa botta di notorietà. Dopo è diventato normale anche per me, ma per un lungo periodo ho detestato i fotografi che ci invadevano casa, mi dicevamo fai così, mettiti là...", ricorda in una intervista al Corriere della Sera.

 

 

 

 

"Con il cibo era incontrollabile e poi non dava retta a nessuno. Quando fu costretto a muoversi in sedia a rotelle si prese un autista: andava in giro con lui, fin dal mattino, per il primo cappuccino con i cornetti.... Paolo Fresco, con cui aveva fatto il liceo, mi raccontò di quando gli diede appuntamento a Cortina senza farsi trovare". Cos' aveva in comune con Ugo Fantozzi? "Beh, mio padre era un uomo coltissimo. Mi fece leggere Marcuse quando ero adolescente, e non capii nulla".  L'ultimo ricordo? "Stava già male, era ricoverato e cercavo di trascorrere più tempo possibile con lui. A un certo punto mi disse: "Sai che ho sempre pensato di essere matto? Da quando sono nato". Era davvero preoccupato e questa cosa mi colpì perché con la sua follia, invece, era riuscito a tirar fuori personaggi che hanno fatto ridere tutti", conclude.

 

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