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Michela Murgia, l'insulto a Franco Battiato: "Scriveva delle minch***", la vergogna impossibile da cancellare

 Michela Murgia in tv 

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Dopo un anno le sue parole risuonano ancora nell'aria come note stonate, stonatissime. Lo scorso aprile eravamo in pieno lockdown e in quel tempo vuoto ebbero un'eco spaventosa le affermazioni di Michela Murgia, la scrittrice paladina di tutti gli "isti" del momento (dai perbenisti ai buonisti passando per i conformisti). Durante una videochat con la scrittrice Chiara Valerio, la Murgia, famosa più che per le sue fatiche letterarie per le sue sparate sui social, ritenne di dover dire la sua anche sulle qualità artistiche di Franco Battiato. Si espresse così: «Battiato è considerato un autore intellettuale e invece tu ti vai a fare l'analisi dei suoi testi e sono delle minchiate assolute». O meglio «citazioni su citazioni e nessun significato reale». In pratica banalità senza "spessore". Testi "fragili". Senza "pregnanza". E che per questo lo inseriscono in un «equivoco clamoroso».

 

 

Insomma, la scrittrice non aveva dubbi: bisognava strappare l'etichetta di cantautore impegnato, di poeta moderno che, si sa, sono notoriamente prerogative esclusive della sinistra, di tutti quelli che condividono le sue stesse idee. Ovviamente l'uscita della Murgia scatenò l'ira dei fans di Battiato che riversarono il loro disappunto sui social. Quache giorno dopo Vittorio Sgarbi scese in campo in difesa del cantautore: «La signora Murgia parla di quello che non sa. Ed è per questo che dovrebbe porgere le sue scuse al poeta Battiato. Uomo sensibile, straordinario, che ci ha dato felicità e poesia, un cantautore intellettuale che ha avuto i rapporti più stretti con l'ultimo filosofo italiano che è stato Manlio Sgalambro. Oggi Battiato va rispettato, non perché è ammalato ma per quello che ci ha dato con le sue canzoni».

 

 

Nelle sue canzoni riecheggiano citazioni colte (« Gesuiti euclidei vestiti come dei bonzi per entrare a corte degli imperatori della dinastia dei Ming »), motivi dissacranti (« A Beethoven e Sinatra preferisco l'insalata, a Vivaldi l'uva passa che mi dà più calorie »), ma anche richiami mistico-filosofici («Il mio maestro mi insegnò com'è difficile trovare l'alba dentro l'imbrunire») senza disdegnare l'invettiva come in Povera patria («Schiacciata dagli abusi del potere di gente infame, che non sa cos'è il pudore»). Qualche giorno dopo la scrittrice cercò di ricucire lo strappo spiegando che lei adora Battiato e che era stata costretta a fare la parte della cattiva dal format della trasmissione. Dopo un anno le sue parole indignano ancora. Forse ancor più male fa il silenzio, le scuse mai arrivate.

 

 

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