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Franco Battiato, quello schiaffo a Dario Fo: "E a me che ca*** me ne frega?". Addio a un uomo libero

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Si è spento questa mattina, martedì 18 maggio, Franco Battiato. I funerali avverranno in forma privata. Il cantautore, morto nella sua casa di Milo in Sicilia, aveva 76 anni: era nato a Jonia il 23 marzo del 1945. Ha spaziato tra una grande quantità di generi, dalla musica pop a quella colta, toccando momenti di avanguardia e raggiungendo una grande popolarità all'inizio degli anni ottanta.

 

Per spiegare chi fosse Franco Battiato, forse, più di tutti ci viene incontro un vecchio aneddoto che raccontò lui stesso. Uno scontro con Dario Fo. "Lo so cosa dicono: 'Battiato è stato Battiato solo fino al 1975'. Ho chiesto molto in questi anni a quelli che mi seguono. Per me l’unica cosa che conta nella vita è la parte esistenziale, quella che ti mette alla prova. Non mi interessano le conferme, essere rassicurante per chi ti viene a vedere, dargli quello che vuole. Nel 1980, alla fine di un’esibizione delirante con 5.000 persone, Dario Fo mi aspettò all’uscita del concerto: 'I tuoi testi non mi piacciono'. E io risposi: 'E a me che ca*** me ne frega?'. Eravamo sullo stesso piano, a quel punto. Ma non mi ritengo intoccabile, anzi. Se mi avesse criticato in un’altra maniera avrei anche apprezzato. È sempre il modo. Si può essere critici senza essere brutali". Così Battiato ricordava in una sua intervista il difficile rapporto con i fan e con l'ambiente radical chic di cui faceva parte Dario Fo.

 

Battiato si riferisce agli anni, metà anni '70 fino all'inizio degli '80, quando faceva musica sperimentale prima di arrivare al successo commerciale con La voce del padrone. Anni in cui nella musica italiana imperava l'impegno sociale e i cantautori politicamente impegnati. Anni in cui l'esistenzialismo e i testi particolari dell'artista siciliano non erano né apprezzati, né capiti. Da lì il ricordo della lite con Dario Fo che in quegli anni fu l'emblema di un certo modo di fare teatro e spettacolo, molto lontano dallo stile, seppur in ambiti artistici diversi, di Battiato.

Nel 1989 suonò in Vaticano per Giovanni Paolo II: "Mi chiamò un dirigente della Emi, Di Lernia: 'A Battia’, te vole er Papa'. Era Giovanni Paolo II, andai volentieri. Papa Bergoglio mi sta simpatico, ma dovrebbe fare discorsi più spirituali. Il mio legame è più forte con la musica del passato per la sua eccellenza. Penso a un quartetto di Beethoven, a Mendelssohn. Preferisco una musica che mi aiuta a concentrarmi, a leggere. I suoni contemporanei esprimono altro".Un altro dei tanti ricordi che il cantante di Cerco un centro di gravità permanente ha ricordato nelle sue interviste: il rapporto con la religione e il misticismo: molto lontani dal materialismo della sinistra.

 

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