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Coronavirus "strage di Stato"? Barbara Alberti, un tragico sospetto sugli anziani e il bilancio pubblico

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Il coronavirus è stata una "strage intenzionale" di anziani? Il sospetto alberga nella mente di Barbara Alberti, 78 anni, scrittrice di grande successo e oggi frizzante opinionista in tanto salotti televisivi, spesso con idee e teorie abbastanza provocatorie. In una lunga intervista concessa al sito HuffingtonPost, molto personale, esprime anche giudizi "politici" sul dramma in cui è piombata l'Italia da un anno a questa parte, che certo faranno discutere.

 

 

 

 

"Mi sono scoperta attaccata alla vita come un sorcio al legno", spiega con letale ironia, parlando di sé e dei suoi anni. A spasso per Roma, nel Parco Nemorense, incontra un'anziana signora e le chiede se si è già vaccinata. Di fronte alla risposta affermativa della interlocutrice, ammette: "Io, invece, devo restare viva altri dieci giorni: mi hanno prenotato il 20 aprile". Al di là delle confidenze ciniche ("È una consolazione incontrare chi deve vaccinarsi prima di te. Ti fa provare ancora il brivido di essere più giovane di qualcun altro"), la Alberti si mostra decisamente turbata dalla gestione della pandemia.

 

 

 



"C’è stata una strage di vecchi. Non dico che sia stata una strage intenzionale. Che han fatto fuori i vecchi apposta, studiando un piano diabolico, sul modello nazista: questo no. Però è innegabile che grazie alla pandemia hanno trovato il modo di liberarsi di un bel po’ di anziani che, dal punto di vista di chi stila il bilancio pubblico, costituiscono da tempo una voce impegnativa della sezione ‘spese’". Insomma, un lutto quotidiano che perlomeno sta facendo tirare qualche sospiro di sollievo a Inps ed Erario. "Di chi è la colpa? Di nessuno. O meglio: della disorganizzazione; e di uno Stato che dalla parte della disorganizzazione pian piano si è messo. In questo senso, credo si possa parlare di una strage di stato, anche se non è stata una strage programmata, voluta".

Dall'attualità si passa poi a temi alti, esistenziali: "La tragedia della vecchiaia è che la fame rimane la stessa di quando si è ragazzi: è il corpo, questa maledetta macchina di carne e di sangue, che non regge più. Più si avvicina il giorno fatale e più avverto un’incrollabile voglia di scavare tra me e il giorno della mia morte la diga di un’altra risata, e un’altra ancora, e ancora un’altra, con la speranza che la lugubre signora venga a prendermi quando sarò seriamente impegnata a non prendermi in considerazione".

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