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Milano Fashion Week, sfarzo e oro in passerella e casse vuote in negozio

di Daniela Mastromattei giovedì 24 settembre 2020

3' di lettura

Nessun dubbio, è stata una collezione ricca, sfarzosa e coloratissima, anche più del solito, quella di Dolce&Gabbana, dedicata alla prossima primavera estate, presentata ieri dal vivo, nella prima giornata di sfilate milanesi. "Patchwork di Sicilia"(il titolo) è un mix di stampe maioliche, mosaici, fiori, passamanerie, caftani lunghi fino a trrra, soprabiti in barocco, piccoli boleri, completi pantalone con giacca dalle spalle importanti, gonne ampie, shorts, tanto denim, vestiti lunghi con gli spacchi e le scollature generose su cui troneggiano gioielli in oro vistosi. Ai piedi stivali o scarpe da tennis. In testa foulard e turbanti annodati. E fiori sul collo e tra i capelli. Assente per la prima volta il nero; e tra le 98 uscite pochi monocolore. Insomma tanto oro in passerella e casse vuote nei negozi. Ed è proprio così. Gli stessi stilisti lo rivelano prima della sfilata: «È in atto una crisi incredibile, vendiamo il 50% in meno, ci sono mercati che non funzionano più e glio acquisti si sono spostati on line». La pandemia ha cambiato il mondo e stravolto tutto, nessuna eccezione per la moda. Ma Dolce e Gabbana sono rimasti, tra i pochi, fedeli alla sfilata tradizionale: «Sfilare è basilare, crederci, lottare, andare avanti, costruire, non chiudersi, perché il pericolo è proprio quello, la paura di affrontare la realtà». Domenico e Stefano, che di solito non amano parlare molto dietro le quinte, preferisono far parlare le loro creazioni, questa volta sono un fiume in piena: «Noi tutti finora abbiamo sempre vissuto nel progresso, nel comfort, ma durante la guerra le aziende di moda sono rimaste chiuse, e ora siamo in una fase delicata, bisogna essere propositivi. Non deprimersi, è in atto un cambiamento e dobbiamo capire come cambiare». Intanto ripartono col Patchwork che è un inno all'unione e alla «convivenza di culture diverse», precisano e un invito a ridare vita a ciò che è stato abbandonato. Si volta pagina sulla passerella di Fendi che celebra un nuovo rinascimento dove l'abito è un dettaglio del vivere dal quale spunta un fiore. Silvia Venturini rilancia l'eleganza dei dettagli, dalla borsetta della nonna in crochet che fa tanto anni Cinquanta agli abiti chemisier, fino alle rifiniture dei cappelli realizzate artigianalmente con il punto a giorno, motivo che si ritrova su abiti e camicie. Riparte invece dalla sensualità mai volgare la donna di Alberta Ferretti, elegante anche quando osa mostrare le sue generosità sotto abiti sottoveste di bianco candido o trasparenti nei toni pastello (bellissimi). Pantaloni con baschina e goffratura, crop top small, abiti e camice coloniali. Una collezione pensata per durare nel tempo quella di Simonetta Ravizza: «La semplicità mi piaceva anche prima del lockdown, ma a maggior ragione ora che c'è richiesta di pezzi facili da tenere nel guardaroba e mischiare a piacere», la stilista nel suo negozio milanese mostra le sue graziose creazioni per la prossima primvera estate, inno alla natura e al piacere ritrovato del bel vestire. Ed ecco la camicia bianca di cotone, il bermuda di pelle bianca e la cintura di corda, il soprabito di nappa, la Tshirt con la taschina in pelliccia, le Birkenstock e i reggiseni passepartout in camoscio da mettere su bluse e abiti.

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