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Fabio Fazio, un martire: "Che tempo che fa, retrocessione per scelte politiche. Io comodo bersaglio per Salvini". Cosa scorda
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Chiamatelo martire. Fabio Fazio, intervistato da La Stampa, si sfoga per i tre cambi di rete in Rai in 4 anni per Che tempo che fa. "Il mio è l'unico programma della storia che ha fatto Raitre, Raiuno, Raidue e ora di nuovo Raitre, un ritorno a casa. La Rai ha altre tredici reti, quindi c'è ancora spazio per il gioco dell'oca. Per essere gentili, diciamo che è un fatto inusuale". La colpa, spiega, non è degli ascolti ("Su Raiuno facevamo quasi 4 milioni di media, a Raidue è stato il programma più visto della rete") ma ovviamente di Matteo Salvini: "Non credo siano state le scelte editoriali a determinare il valzer nelle reti ma la politica, quando vieni attaccato centinaia di volte da importantissimi esponenti del governo qualche domanda te la fai". Il riferimento è alla campagna scatenata nel 2018 dal leader della Lega, prima ancora di arrivare al governo.
Che tempo fa, il dubbio che angoscia Fabio Fazio: "Una grossa incognita". Che ne sarà l'anno prossimo?
"Quando uno è noto, magari popolare, diventa un bersaglio comodo. Sono stato trattato come avversario politico e per fortuna, non avendo una mia parte politica, non sono stato difeso da nessuno. La prendo come un segno di grande indipendenza e libertà", spiega Fazio. Dimenticando, però, che forse la sua ascesa a Raiuno è coincisa anche con il centrosinistra al governo. E se è vero come sostiene proprio Fazio che la sua "retrocessione" è dipesa da scelte politiche (peraltro, sempre con il Pd al governo), allora forse anche la promozione non era solo una questione di ascolti e di qualità del programma, ma anche una faccenda di "bandiera" politico-mediatica. Insomma, tutto si tiene, tranne nel magico mondo della sinistra radical-chic, dove la colpa è sempre dei cattivoni sovranisti anche quando non governano più.
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La Postina con Zanellato diventa Dotta
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