Massimo Giletti e Non è l'Arena, il retroscena sull'addio alla Rai: "Un altro dirigente mi disse: così la tua carriera è finita"
"Sono stato costretto a cambiare". Massimo Giletti, intervistato da La Stampa, è tornato sul doloroso passato dalla Rai a La7. Un successo personale maturato in un contesto difficilissimo. "In questo tempo sono cambiato perché sei costretto a farlo uscendo da una tempesta". L'addio a L'Arena e a viale Mazzini fu scandito da veleni e polemiche, Urbano Cairo gli ha teso la mano e con Non è l'Arena è iniziata una nuova fase della sua vita professionale.
"Cerchiamo di farcela passare". Giletti e Non è l'Arena, quello che non si può dire: la grande paura
"Quando lasciai la Rai - spiega il giornalista - era un salto nel buio. Una persona importante dell’azienda mi disse che rischiavo di chiudere la carriera. E invece eccomi qui". Qualche anno in più sulle spalle, molti scoop (come quello che ha portato alle dimissioni del presidente del Dap Basentini per lo scandalo delle scarcerazioni facili dei boss) e, ora, le minacce di morte di Cosa Nostra che lo hanno costretto a finire sotto scorta. Ma resta l'orgoglio: "La ricerca del peggio è parte dello spirito del tempo ma io la lascio agli altri. Non collaboro a peggiorare il tempo in cui vivo", Un messaggio diretto a Barbara D'Urso, di cui dice, non a caso: "Fa un prodotto di successo però il successo in tv ultimamente si ottiene dando il peggio di sé".