Red Ronnie, 40 anni contro: "Vasco Rossi arrestato, il rock con Berlusconi, i vegani, gli agguati delle Iene".
"Cerco di mantenere inalterata la rotta della mia ricerca musicale e spaziale, incurante di tutti i meteoriti che mi scagliano addosso. Non ho tempo per occuparmi di cosa accade fuori dal Roxy Bar. Dedico la mia vita alle persone in cui credo. E alla musica che propongono". Bolognese, 64 primavere, Red Ronnie è tante cose: conduttore, giornalista, ricercatore instancabile, polemista rovente, spirito torrenziale. Soprattutto, tamponatore di falle sistemiche: "Sono costretto a stare dall'altra parte da sempre". Parlata spedita, quando affonda il colpo scandisce bene, quasi rallenta. E' invaso da scalette di ospiti, dirette che lo attendono, telefoni che fibrillano. L'incontro avviene tra una tappa e l'altra di Fiat Music, roadshow che tocca 5 città italiane e fa luce su promesse musicali altrimenti nella penombra. Per il giurato Red Ronnie è solo l'ennesimo tassello di un puzzle che tiene insieme da 40 anni.
Qualcuno ha definito Fiat Music un anti-talent, dovevi esserci d'ufficio.
"Ormai tocca ai grossi brand soccorrere gli artisti emarginati. Dove i politici non fanno niente per la musica, interviene l'azienda più importante d'Italia. Una rivoluzione. Nei talent, i giovani hanno sì la possibilità esibirsi, solo che sono costretti a cantare canzoni famose. Illogico, infernale. Le radio sono diventate major, se vuoi andare in onda devi vincolarti. Nei locali, infine, senti solo grandi successi".
E i social servono soprattutto sei un mito vivente o se fai gag demenziali alla Rovazzi.
"Il nuovo arrivato è costretto a puntare sul clamore, se vuole evitare una platea irrisoria. Ma a quel punto il prodotto diviene virale per la superficie, non per il contenuto".
Il link talent-discografia terrà?
"Imploderà tutto. La musica è emozione, non competizione".
Trasversale e di moda, il revival sta schiacciando il presente.
"Una società che ha paura del futuro, non può che voltarsi indietro. Nel passato tutto è bello, rassicurante".
Al suo ruolo educativo l'FM ha abdicato da tempo, 7 milioni di italiani scelgono passivamente una radio di flusso.
"Anche la radio rassicura, proponendo successi. Il nuovo singolo di Vasco Rossi diventa popolare in 5 minuti perché lo supportano tutti. Tengono in considerazione solo i big. Da anni sempre gli stessi".
Tutta gente che hai proposto in tempi non sospetti.
"Non sono il tipo da annunci in stile Baudo, ma è così. Ho ospitato Ben Harper, Elvis Costello, Radiohead, Placebo, Nina Zilli, Elisa, Daniele Silvestri e i Subsonica quando erano sconosciuti. Dopo una diretta di Help, Skin si precipitò in aeroporto con la faccia piena di colori per non perdere il volo. Sempre ad Help, Robbie Williams fece la prima apparizione mondiale da solista".
Vasco era un amico, uno di casa.
"La notte in cui fu arrestato ci recammo con le telecamere al suo capannone di Casalecchio di Reno. C'era la polizia, l'avevano beccato con della droga. 'Aspetta, mentre passiamo con la macchina lo intervisti'. Dissi di no. Credo che l'episodio più importante della mia carriera da reporter sia stato quello che ho preferito non documentare".
Per George Harrison resti il miglior intervistatore di sempre.
"Per me fu un'intervista normale. La moglie mi confidò che Harrison la considerava la più bella della sua vita. Insistettero per inserirne un pezzo nel documentario che Scorsese dedicò a George".
David Bowie lo intervistasti quattro volte.
"La prima durò poco, gli dissi che ero dispiaciuto, mi ringraziò con la richiesta esplicita di andarlo ad intervistare a Londra una seconda volta. Una volta lo psicanalizzai, gli spiegai perché fumasse, il mio ragionamento lo divertì da matti. Uomo semplice, non amava i leccaculo, né voleva essere trattato da super uomo, quale probabilmente era".
I complimenti di Renzo Arbore non si dimenticano.
"Mi chiamò dopo la prima puntata di Bandiera Gialla, su Italia 1. 'Hai rivoluzionato i tempi televisivi'. Aveva ragione".
Be Pop A Lula era una bomba atomica.
"Soprattutto in quel contesto, le tv commerciali di Berlusconi, Italia 1. Rock alternativo. Passavano gruppi incredibili, dai Sex Pistols ad una ancora sconosciuto Ligabue che cercava uno spazio per il suo album".
Il cult assoluto resta il Roxy Bar della prima era.
"Sono stato direttore di Videomusic, dove è andato in onda. Feci degli investimenti sugli studi, che chissà se pagherò mai, perché mandarono tutto in vacca. Con la vendita a Telecom e l'avvento di MTV Italia fui gabbato in una maniera clamorosa".
Ossia?
"Avrei voluto continuare. Mi fu promesso che sarei andato in onda su MTV, così non è stato. Tra il 2000 e il 2001, con la sinistra al potere, ossia quella parte politica che è tenuta a difendere la cultura, oltre al danno relativo a Video Music, fu svenduta la Ricordi alla BMG tedesca e la Fonit Cetra passò alla Warner Bros. Nel giro di 8 mesi, la cultura musicale italiana fu cancellata. In seguito l’Unità, sotto l’attenta gestione di Walter Veltroni, lanciò la campagna Salviamo MTV, quando l’emittente doveva andare sul satellite, come giustamente avveniva nel resto d'Europa. Lo stesso foglio rosso, quando si trattò di Videomusic, Ricordi e Fonit Cetra, tacque. Una volta Veltroni mi disse: 'Con Roxy Bar hai fatto il programma musicale più bello di sempre'. 'E tu l'hai cancellato', risposi. Non apparve sorpreso quando, con scarsa convinzione, mi chiese: 'Perché'?".
Non ti sei mai precluso collaborazioni con governi di ogni area.
"Collaboro quando ci sono progetti validi, non ho problemi a collaborare anche con la politica, nonostante essa mi abbia sempre snobbato. Come mi ha sempre snobbato la mia Bologna".
Al referendum voterai sì o no?
"Mi recherò ai seggi nel giorno in cui potrò scegliere. Oggi candidati e domande li scelgono loro. Non avevamo votato per l'abolizione della provincie? Mi risulta che siano ancora lì, a far danni".
Con Matteo Renzi hai pure collaborato, ti piace?
"La collaborazione risale a quando era presidente della Provincia. Lo appoggiai durante le prime primarie contro Bersani perché vedevo in lui una forza rivoluzionaria, che col tempo credo abbia mostrato la corda. Un conto è quando sei all'opposizione, un altro sono gli sviluppi. Aspetto Dario Franceschini al Roxy Bar, mi piacerebbe parlare con lui di Cultura".
Non salvi manco i pentastellati?
"Hanno i difetti dei partiti normali. I partiti sono tutti uguali"
Il servizio delle Iene sulla Brigliadori l'hai visto?
"Ho visto la violenza con cui, deliberatamente, sono andati a provocarla, ad assalirla. Da me, senza contraddittorio, potrà raccontare quello in cui crede. Perché lei ci crede. Le Iene no".
E tu ci credi?
"Io rispetto chi crede in qualcosa. Lei parla di Stainer, prima devi studiarlo, poi puoi discutere con lei".
Della dieta mima digiuno che ha provato la Toffa che pensi?
"Che l'avrà fatta solo per moda (sorride, ndr)?".
Le Iene proprio non ti piacciono.
"Fanno interviste di tagli, per far uscire il servizio come vogliono. Io prediligo i piani sequenza".
Ma tutta questa energia, dopo 40 anni?
"L'alimentazione mi aiuta. Non mangio carne e latticini dal '90. Non uso farmaci. Da 26 anni, mai un'influenza: sono un disastro per le case farmaceutiche. L'uomo nasce vegetariano, con un intestino da erbivoro. Elimina questi cibi e vedi quanta energia recuperi".
Curiosa l'immagine iniziale delle grane come meteoriti.
"Mi riferivo ad azioni che hanno creato al sottoscritto danni economici notevoli. Partono da personaggi che ambiscono a diventare imperatori nel mondo della musica. Vedono in quello che faccio un villaggio sperduto. Però cazzuto".
Credi che all'appello manchi qualcosa?
"Nessuno è mai completo. Nei miei programmi ci sono a 360 gradi: presento, monto, faccio tutto. Sono overbooking per il tempo che ho. Il sogno, dopo tanti anni, è smettere di occuparmi degli artisti della nuova generazione. Qualcun altro che lo faccia al mio posto al momento non lo vedo. Se abdicherò o abbasserò mai la guardia? Solo quando sarò nella tomba".