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Carolina Crescentini: "Nel cinema italiano quante attrici cagne e raccomandate"

La protagonista di "Breve storia di lunghi tradimenti" si sfoga: "Ho visto colleghi trattare assistenti dell'età delle loro madri come mai nella vita..."
di Giulio Bucchi sabato 15 dicembre 2012

3' di lettura

  di Lorenza Sebastiani Carolina Crescentini è una che ha cominciato ad amare il cinema guardando La corazzata Potemkin, che a differenza del Ragionier Fantozzi lei definisce «un film pazzesco». È simpatica, ironica. Ma qualche critico ultimamente ne ha messo in evidenza l’anima sempre più dark. Sarà merito del suo sguardo, così magnetico? Chissà! Intanto lei ci gioca, definendosi «portatrice sana di borse sotto gli occhi». Presente al Courmayeur Noir in Festival con il film di Davide Marengo Breve storia di lunghi tradimenti (De Lithium Conspiracy), un giallo a sfondo bancario di Davide Marengo, in sala in primavera, ha presieduto la giuria del Premio Zucca- Spirit noir un concorso letterario che premia scrittori emergenti al Courmayeur Noir Festival 2012. Quanto si sente noir da uno a dieci? «Tantissimo. Sembro una ragazza da commedia, perché l’ironia è il mio scudo. Ma in realtà...». L’abbiamo appena vista in Una famiglia perfetta di Paolo Genovese. Perché scegli spesso commedie? «Sono una contraddittoria nata. Mi piacerebbe fare il mio lavoro senza dover essere incasellata. In Italia non è semplice».  Le piacerebbe fare un horror? «Ora che ci penso sì. Ma è un genere che dev’esser fatto a regola d’arte. Può perdere credibilità in un attimo». Tornando ai suoi mille volti, Corinna Negri, il tuo personaggio nella serie Fox Boris, è un cult: la caricatura dell’attrice cagna, raccomandata e incapace. Ne esistono tante? «Eccome! Ma meno stupide di lei. C’era una scena in Boris, in cui quando Corinna vedeva un giornalista si abbassava la spallina. Perché appena c’è un giornalista, si sa, cambia tutto. Ho visto persone trattare collaboratori che avranno l’età della madre in un modo in cui nessuno si deve permettere mai...». Attori o attrici? «Spesso gli attori sono più “attrici” delle attrici. È un mestiere che solletica l’ego, ma è pur sempre un mestiere. Se c’è qualcuno che si organizza per uscire di casa e andare al cinema, dovremmo solo ringraziarlo». È un momento difficile per il cinema italiano. Che ne pensa? «Non è più così normale andarci. Eppure l’entertainment resta un valore. Può aiutare a porsi le giuste domande, a farsi venire dei dubbi, a unire le persone. Il mondo del cinema potrebbe vivere questa crisi come un’occasione per impegnarsi al meglio. Invece, gli attori sono egoriferiti, competitivi...». Anche lei? «No, ambiziosa, ma non competitiva. E riconosco quando non sono giusta per un ruolo». Dice di vivere questo mestiere in modo molto realistico. «Nella mia famiglia nessuno ha a che fare con il cinema. Ho fatto tanti lavori per continuare a studiare e pagarmi l’affitto, se ci fosse bisogno li rifarei anche da domani».  Il ministro Elsa Fornero, ha definito i giovani italiani «choosy», schizzinosi sulle scelte professionali. Che ne pensa?  «Avrei evitato una dichiarazione simile. Per i ragazzi ora è difficile costruirsi una vita e non sono affatto schizzinosi, come non lo ero stata io, a mio tempo. L’alternativa è l’estero, ma io sono italiana e fiera di esserlo, vorrei restare qua». Nel 2010 ha posato per Playboy... «Tornano tutti su questo argomento... L’ho fatto con ironia, ma qualcuno non l’ha capito. Devo dire che in copertina sembravo un’altra persona, una dell’est. Dev’essere successo qualcosa al mio seno, sai il photoshop...». È una donna che si piace? «Dipende cosa è successo durante il giorno. Ci sono giorni da pantaloni larghi».  Cederà alla chirurgia estestica, come hanno fatto tante sue colleghe? «Chissà, l’insicurezza può far fare tanti errori. Ma facendo l’attrice, se hai la faccia come Joker, sarà difficile crederti. Proverò l’ossigenoterapia, le mie amiche me ne hanno parlato bene... Restiamo sul basic soft».  

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