La razione di Pane Quotidiano, puntuale come una tassa, fastidiosa come il canone Rai, arriva su Raitre, appunto, alle 12.45. Stretto rito fazista, inteso come Fabio Fazio: un tavolo, una padrona di casa - Concita De Gregorio - ospite gradito e venti minuti di sperticati elogi al suddetto ospite gradito. La razione di Pane Quotidiano di oggi, se possibile, era ancor più indigesta del solito: al cospetto della penna rossa di Repubblica, ecco Paolo Virzì, il regista rosso-chic, il cineasta (coi soldi di Stato) impegnato a raccontarci la sua ultima fatica, Il Capitale Umano. Non che se ne sia parlato poco, negli ultimi giorni, della sua impresa su celluloide. La Brianza insultata lo insegue (metaforicamente, a differenza dei suoi insulti) con i forconi. I leghisti pure. Noi di Libero abbiamo dato voce a chi si è sentito offeso dal suo radical-film, in cui la terra del Nord viene dipinta come landa desolata, ostile, dove dominano avidità e berlusconismo, inteso come epitome di tutti i mali. Il Capitale Umano ha fatto e sta facendo discutere e incazzare (non su Repubblica, ovvio, dove De Gregorio prima e Natalia Aspesi poi hanno espresso tutta la loro ammirazione per il cineasta). Mezza Italia è incazzata con Virzì. Eppure - arieccolo, lo spirito fazista - nell'ovattato studio di Concita per le critiche e le polemiche non c'è spazio. Meglio incensare il "cast stellare" e le "giovani stelle" (al fianco del gongolante Virzì siedono i tre pischelli della sua squadra: Matilde Gioli, Guglielmo Pinelli, Giovanni Anzaldo). Si discetta dei profondi significati del film, si parla di educazione, della famiglia, di come il buon Virzì, per le riprese, abbia masticato pane e finanza. Ma nulla, non una sola parola, non una mezza domanda sul giustificato travaso di bile dei brianzoli (e non solo). Venti minuti di Pane Quotidiano, venti minuti di spottone senza zone d'ombra, venti minuti di reciproca cordialità. Una sola concessione extra-cinematografica. Concita sconfina nella politica. Virzì risponde, e spiega che Renzi è il meglio di tutti e che lo voterà, sicuro. Epperò, aggiunge, Enrico Letta ora deve continuare a fare il suo lavoro, deve governare. Poi si torna a parlare del Capitale Umano, e non si sa - davvero - che cosa sia peggio, o più scontato.