Come ha detto Beppe Grillo a Firenze l’altro giorno, lo stilista si riconosce dalle calze. Forse aveva appena visto quelle di Gallo retroilluminate, le Gal-led. E uno si domanda a che servono? Servono perché se i pantaloni da uomo più fashion, come dettano i designer, devono lasciar intravedere le calze, se sono fosforescenti è tutto più semplice. Difficile che passino inosservate. Sono solo alcune tra le più scintillanti tendenze del Pitti, oltre alla giacca in seta lucida da camera di Stella Jean, il merletto sdoganato per l’uomo da Alessandro dell’Acqua, i pantaloni borchiati, che una volta indossati diventano quasi un’armatura, di Diesel Black Gold. E anche se lo stile militare si conferma il più fashion tra i mille marchi del salone, la vera rivelazione del Pitti (chiuso ieri) è la barba, autentico passaporto per l’uomo del 2014. Niente a che vedere con la sexy barbetta appena accennata alla Mickey Rourke in Nove settimane e mezzo, a cui c’eravamo abituati. Quella che faceva tanto figo, perché doveva sembrare non rasata di chi aveva dormito fuori casa. La barba vista in passerella a Firenze è invece lunga, folta, abbondante, incolta, alla Osama Bin Laden per intenderci. Il barbuto vive da sempre alti e bassi, sparisce nel Settecento e ricompare nell’Ottocento. L’invenzione dei rasoi contribuisce al ritorno della faccia rasata all’inizio del secolo scorso. Ma poi l’uomo barbone rispunta tra i rivoluzionari di tutto il mondo negli anni Settanta. E se vogliamo dare una lettura dei corsi e ricorsi storici, non sarà anche questo il periodo dei ribelli un po’ stile Grillo? Fatto sta che per presentare le loro collezioni, i patron della moda maschile scelgono sempre più spesso giovani belli, magrissimi, un po’ femminei ma con la barba lunga e non di certo perché non hanno il tempo di radersi. Questi ragazzi passano le ore dall’estetista per curare mani e piedi e davanti allo specchio poi per decidere il look più trendy. Sono modelli con barbe nere, rosse, bionde, addomesticate o selvagge, più simili a quelle di Garibaldi, Dostoevskij e Marx. La barba a volte conferisce un’aria da duro anche ai teneroni, contribuendo a rendere la mascella apparentemente più grossa. Per questo i barbuti sembrano più aggressivi, in effetti la barba contraddistingue la maggior parte dei guerrieri, la cui forza sta in parte anche nell’aspetto intimidatorio. Chissà se il nuovo genere maschile non senta il bisogno di mostrarsi più combattivo, sicuro e determinato? E magari saggio, virile e maturo: la barba in effetti inganna più di qualunque abito doppiopetto. Poi c’è chi come Davide Moscardelli, idolo dei tifosi del Bologna, se l’è fatta crescere prima per l’ingaggio nella squadra, poi aspettando il primo gol e ora se la tiene perché è diventato un logo. Dice: «Sono diventato un mito. Su twitter guadagno 2500 follower al giorno, sono quasi a 60mila. Mi chiedono magliette (con la scritta “che barba che gioia” ndr) da Pordenone a Catania, e ora ho un ordine di nove da Londra. Quando la taglierò? Se vado in doppia cifra, se centriamo l’Europa League col Bologna, e se riesco a far conoscere la mia barba in America, dove in futuro mi piacerebbe tentare un’esperienza. Se realizzassi tutto, poi potrei pure darci un taglio...». Anche al cinema sono in arrivo maschi barbuti come Russel Crowe nel colosso su Noè, diretto da Darren Aronofsky, Christian Bale nel Mosè di Ridley Scott. E il bellissimo Vincent Cassel nella fiaba La bella e la bestia. Gli uomini barbuti sono in aumento tra i sex symbol internazionali, come Brad Pitt e Johnny Depp, non solo per esigenze di copione, e una buona percentuale di essi assume addirittura integratori per infoltirla e rafforzarla, dicono oltreoceano. Ma ci sono anche i vari Francesco De Gregori, Massimo Cacciari e Luciano De Crescenzo che la barba ce l’hanno da sempre. Lo chef Carlo Cracco e Dario Franceschini invece se la stanno facendo crescere. Senza contare che otto donne su dieci vanno pazze per l’uomo con la barba. Perché sono più mascolini per il 61% e intraprendenti per il 47% rispetto alla categoria dei rasati, dice il genere femminile secondo un’indagine condotta da Found. Dove il barbuto Bruno Cabrerizo, protagonista dello spot della Nescafé, batte George Clooney, Raoul Bova, Alessandro Gassman, Colin Branca e Leonardo di Caprio. «L’uomo con la barba dà l’idea di una persona saggia, matura e trasmette alle donne un senso di protezione», conferma la psicologa Mariolina Palumbo. «Oggi le nuove generazioni maschili decidono di farsi crescere la barba per sfruttarla come arma di seduzione. Essi dedicano molto tempo e fanno molta attenzione su come portarla». Sembra incolta ma è sapientemente tagliata lavata e improfumata. di Daniela Mastromattei