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Tommy Hunt: “Gli italiani hanno la musica nell'anima”

di Ignazio Stagno venerdì 22 agosto 2014

2' di lettura

“Il doo wop nacque ad Harlem e nel Bronx, due quartieri popolari abitati da afro americani e italo americani. Un genere vocal molto diffuso dopo la prima metà degli Anni Cinquanta, interpretato da big come Dion & The Belmonts e The Crests, Frankie Valli e The Marcels. Ecco, l'origine è ascrivibile a questi due quartieri e a queste due anime, afro e italo americani” ci spiega Andrea, speaker radiofonico e voce fm del Summer Jamboree di Senigallia. Una lectio musicalis interessante che ci torna utile quando avviciniamo Tommy Hunt dei leggendari The Flamingos (1953). In un elegante abito oldies, il cantante se ne sta seduto a bordo palco impugnando un lungo bastone sul quale “ticchetta” le dita, al ritmo dei brani delle band che si esibiscono al Foro Annonario. Rimaniamo per un attimo a scrutarlo: incontrare una stella fa sempre un certo effetto, soprattutto se sta lì, seduta di fronte a te come se nulla fosse. L'intervista - “Mr Hunt?” “In person. Tommy Hunt, The Flamingos”. Sorrisone, tono scherzoso: una disinvoltura che ci riporta alla mente il nostro incontro con Marshall Lytle due anni fa: “Niente Mr. , Marshall va bene!”. Due battute per rompere il ghiaccio, poi Tommy ci racconta di avere “una vera passione per il soul, il mio (genere) preferito dopo il rock. Amo anche il Philadelphia soul e altri vecchi generi. Sono Felice di essere qui a Senigallia, sul palco di questo splendido festival: sai, Hunt non è il mio vero cognome che invece è D'Errico. Nonno era napoletano, le mie radici sono italiane. Eccomi qua!”. Ci scappa un sorriso per ciò che ci ha appena detto: è italiano. Quindi vuol dire che quelle due anime di cui parlava Andrea, afro e italo, Tommy “D'Errico” Hunt le ha entrambe. E l'amore per il nostro Paese non lo nasconde: “il mio cantante preferito mi chiedi? Mario Lanza (tenore, ndr). Quel che ho visto stanotte mi ha fatto capire che l'Italia ama la musica e che gli italiani hanno davvero la musica nell'anima!”. di Marco Petrelli

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