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Fabrizio Frizzi, quando la Rai lo umiliò: "Ci vergogniamo di lui", una carriera devastata

di Giulio Bucchi sabato 31 marzo 2018

2' di lettura

Il volto gentile della tv. Elegante, ironico, educato, mai sopra le righe ma mai banale. Fabrizio Frizzi, scomparso a 60 anni per una emorragia cerebrale, è stato un gigante della Rai negli ultimi 30 anni. Dalla tv dei ragazzi a Miss Italia (condotta per 18 edizioni), da Scommettiamo che ai preserali cult come I fatti vostri, Soliti ignoti, l'Eredità (prima di una puntata di questo show, lo scorso ottobre, fu colpito da una devastante ischemia), è entrato nelle case di milioni e milioni di italiani. Ma pochi ricordano come ci sia stato un momento in cui viale Mazzini l'ha letteralmente umiliato.  GUARDA IL VIDEO - Dopo il malore, il commovente ritorno di Frizzi in tv Era il 2000 e l'allora direttore generale Pier Luigi Celli disse, letteralmente, di vergognarsi di alcuni programmi, tra cui Per tutta la vita di Frizzi e Romina Power, un (innocente) show in cui due coppie di promessi sposi si sfidavano per vincere un viaggio di 2 settimane ai Caraibi. Roba all'acqua di rose, oggi. Ma allora, per Celli, una macchia per la tv pubblica e per la carriera di Frizzi. "Dopo un amore sano e corrisposto, la frattura non si è ricomposta - ammise Frizzi a quel riguardo -. Dopo di allora nulla è stato più come prima. Se arrivasse una bella proposta da un'altra rete, pubblica o privata, accetterei. Nel '92 arrivò un'offerta da Mediaset, ma dissi: Non sono pronto. Sentivo l'appartenenza alla Rai. Ora quel Frizzi non esiste più. Da quel 3 giugno del 2000 per me si è rotta la complicità, non mi sono sentito più indispensabile". Sono seguiti anni di dimenticatoio: "Quando sei in disgrazia le giornate sembrano interminabili. A un certo punto nemmeno il mio carattere, prevalentemente ottimista, mi sosteneva più. Io ho molte più debolezze, molti più difetti di quanto sembri. Il fatto è che quando scegli di fare l'artista, scegli un lavoro precario. Vivi in perenne compagnia di un'ansia di conferma. È una regola del gioco anche questa: né buona né cattiva. Una regola e basta".

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