Albertino svela la nuova m2o: "Sarà la mia radio dance, per tutti. E con i big mondiali al mixer"
Albertino, la storia di Radio Deejay. E dalla dance. Dal primo aprile direttore di m2o. In un paese musicalmente asfittico, sarà come un lancio nello spazio. Un ritorno all'essenza del mezzo. La radio come fonte di arricchimento, non più come mero sottofondo. Un punto di riferimento per un 'movimento' smarrito. "Nessun network oggi c'entra qualcosa con la dance. Da fare ci sarà davvero tanto", dice con un sorriso. Albertino è pronto per il lancio, come nella cover del 3° volume di Alba, raccolta che ha segnato un'epoca. "Farò una radio dinamica, di flusso, con un clock preciso, ed interventi brevi, fatta eccezione per la mattina e il drive time. Meno parlato rispetto a Deejay, stessa qualità, tanta musica".
Cosa segnerà da subito il nuovo corso della radio?
"Coloro che l'hanno rappresentata finora, e che in essa si sono sempre identificati, non ci saranno. È una scelta di rinnovamento voluta dalla proprietà, non contenta della passata gestione, né di quei risultati. La condivido in pieno. Anzi, io per primo volevo fare cambiamenti importanti, per questo ho voluto carta bianca".
Rispetto alla copertura, i risultati erano comunque apprezzabili.
"Non lo erano però a livello di percepito, di fatturato. Mi hanno chiesto di dare un po' di freschezza, una 'coolness'. Mai è stato comunicato, ad esempio, che m2o fosse 'sorella' di Deejay. C'erano troppi conduttori. Noi non saremo in tanti, le fasce saranno di 3 ore. Il logo nuovo di zecca".
Chi arriva e chi resta?
"Restano le voci che meglio si adattano a ciò che ho in mente. Tra i nuovi, ho scelto personaggi non conosciuti al panorama nazionale, ma grandi talenti di radio locali. Per esempio Walter Pizzulli, ora a Discoradio, Enrico Sisma, adesso a Radio Piterpan, e Filippo Grondona, che sono molto contento di aver scelto perché ha soltanto 19 anni ed è attualmente a Radio Globo. Sono voci belle e dinamiche".
Dopo 35 anni, non più alle 2.
"Farò Albertino Everyday, ma dalle 17 alle 19, con il mio gruppo. Il nome resterà volutamente invariato. L'alternativa a Deejay l'ho sempre considerata un progetto mio, una radio libera. È l'occasione perfetta".
Su Deejay ti sentiremo ancora?
"Dal 6 aprile condurrò ogni sabato il Deejay Time, alle 14, con Fargetta, Molella e Prezioso, in contemporanea su m2o. La Deejay Parade verrà integrata in questo spazio, ed avrà 5-10 posizioni. Mescoleremo passato e presente, che poi non è altro che la formula vincente del nostro reunion-tour".
Quanto passato ci sarà nella nuova m2o?
"I classici anni '90 saranno parte integrante della programmazione. La sera, invece, sto pensando a un'ora dedicata a quell'epoca, con successi che oggi si sentono meno".
Solo musica dance?
"Farò una radio identificabile, di genere, dove per dance intendo pure hip hop, trap, reggaeton, tutto ciò che è ballabile. Sarà una radio ritmica. Il cambiamento sarà percepibile da tutti, non solo dagli addetti ai lavori. Il sound design della radio sarà completamente rinnovato e avrà un sapore internazionale. Ci aiuterà il fatto che la dance domina oggi le classifiche, è pop, e i dj sono i produttori più richiesti. Per la loro visibilità, la radio resta fondamentale".
Dj set?
"Ogni notte, a mezzanotte, 2 mixati di personaggi di fama mondiale: da Claptone a Tiësto, da Benny Benassi a Bob Sinclar. Collaboreremo con brand internazionali come Defected, Elrow, Cocoon, Ants. Vorrei coinvolgere top dj italiani come Ilario Alicante o Joseph Capriati. Una programmazione notturna che assomigli a quella del miglior club del mondo".
E se dall'alto ti frenano?
"Sarà una radio per tutti, dai giovani ai 50enni che hanno ancora voglia di sentire un certo tipo di musica. Il mio target sarà una tipologia di persone. Sarebbe sbagliato puntare sui giovanissimi, non ascoltano la radio. Successi dance mondiali come Losing It di Fisher o Cola dei Camelphat, che nessuna grossa radio italiana ha mai suonato, saranno in heavy rotation. Se questo, in Italia, vuol dire oggi essere coraggiosi e trasgressivi, lo sarò sicuramente".
Eredi?
"Quello che ho fatto io, nella radio e nella dance, è stato pionieristico e innovativo. Già nel '94 ero una rockstar. Mi dicono spesso che sono stato il precursore di quello che sta accadendo oggi nella dance nel mondo. Sono diventato famoso solo con la radio, trasmettendo musica. Ricordo di notti incredibili, dove uscivo dalla discoteca con 5 bodyguard".
Hai detto: "Quando accendo il microfono sono molto vero".
"Se inizio a martellare con un tormentone, entra nel linguaggio comune. È una complicità che altrove non sento più. Forse l'unica vera novità degli ultimi tempi è stata La Zanzara di Giuseppe Cruciani, che è stato molto bravo a creare un fenomeno, a modo suo".
Qualcuno dice che la Zanzara sia il Deejay Time di questi tempi.
"Ah sì? (sorride, ndr). Non mi sorprende. Negli anni, in giro, ho sentito qualsiasi cosa che avevo già fatto, e che è stata imitata, molto spesso peggio, ci sono abbastanza abituato".
Nell'ultimo decennio ci sono state fasi altalenanti.
"Ci sono stati momenti in cui non mi sono divertito affatto, e nel mio lavoro se non ti diverti tu non si diverte nemmeno il pubblico. Penso al 2008, il momento più brutto, quando provai a riportare il Deejay Time alle 2 di pomeriggio, d'estate, e dopo poche settimane me lo tolsero, confinandolo di notte. Questa cosa mi rese molto triste perché ci credevo in un ritorno della dance. E infatti è stato proprio così".
Deejay Time Reunion è un party di successo, cosa senti di aver lasciato nel tempo?
"Quando incontro le persone che mi seguivano negli anni '90, ogni volta sorridono e mi abbracciano. Mi collegano al momento più bello della loro vita, ad una persona che ha portato divertimento e felicità nella loro esistenza. Se questo ho fatto sono orgoglioso di esserci riuscito. E questo credo di aver lasciato a tutti loro".
Un errore da non rifare?
"Avrei dovuto prendere molto prima la decisione di mettermi in gioco con una nuova sfida".
Non te l'avevano già proposto all'inizio?
"Sì, ma non nelle modalità in cui l'hanno fatto adesso Ad ogni modo, sono contento sia successo con una radio del mio gruppo. E, soprattutto, in un momento della mia vita in cui mi sento pronto per un ruolo istituzionale. Non avrei voluto terminare la carriera continuando a dire solo Su le mani in discoteca. Al tempo stesso, come dj nei locali, ho smesso di darmi una deadline. Me l'ero data a 50 anni, ma ho capito che non funziona così".
E come funziona per te?
"Funziona che fino a quando vedo quello che successo a febbraio al Cromie con Deejay Time Reunion, con questo mestiere posso andare avanti anche finché campo".