Mick Jagger, sesso, droga e due di picche
La biografia "definitiva" del leader dei Rolling Stones: dall'astinenza con la moglie Marianne Faithfull ai litigi con Richards
Philip Norman, noto per essere uno dei più stimati autori di biografie musicali (John Lennon, Elton John e band storiche quali Rolling Stones e Beatles), torna alla ribalta per i newyorkesi della Ecco rilasciando un'esclusiva edizione tascabile di Mick Jagger (Ecco Press, pag 576, dollari 17.99), pronta per essere sfogliata e perché no divulgata alle nuove (tascabili) generazioni. Incluso nella collana Scie per la Mondadori (pag 636, euro 24), il libro analizza nei minimi particolari la vita di Mick come proiettata all'interno di un romanzo che è già storia, rivelando anche aspetti umani della personalità (la riservatezza e il fascino per l'aristocrazia) e retroscena curiosi grazie al reperimento di materiale d'epoca redatto secondo lo stile dell'autore. La vita di Jagger è davvero un romanzo da studiare a fondo e grazie all'opera di Philip Norman ora è possibile districarsi tra la Dartford Grammar School, dove da adolescente Mick scopre il blues, e la Swinging London, dove per sempre è impressa l'immagine di una star internazionale. E ancora, l'arresto per droga, la relazione con Marianne Faithfull, la morte di Brian Jones (fondatore della band), il rapporto di amore e odio con il «collega» Keith Richards e tanto altro ancora, laddove le note prendono forma e sul palco l'Animale sovrasta la quotidianità. «Ai tempi della scuola», racconta Phil, «Mick era un tipico studente della middle-class con il suo cardigan di lana beige e nero e la sua sciarpa viola e gialla a strisce. Alla stazione di Dartford incrociò Keith, con l'aria da studente alternativo, jeans scoloriti blu denim e jerkin e camicia color lilla. Jagger stava trasportando due album che aveva appena ricevuto dalla Chess Records di Chicago: The Best of Muddy Waters e Rockin' at the Hops di Chuck Berry. Quando il treno arrivò decisero di salirci insieme». La rappresentazione della roulette del destino anche tra le pieghe dell'arresto per droga: «L'arresto e la breve detenzione di Jagger per droga finì in farsa grazie all'establishment che protesse il culto giovanile degli anni ‘60». L'autore descrive il servilismo della scena dell'arresto, come immagine che rimarrà impressa nella memoria di tutti coloro che in quel momento accarezzavano la bellezza dei primi dettagli televisivi in bianco e nero, caricando di «oscurantismo» un momento di cronaca nera. Infatti Norman trova prove di «aperture» governative apportate a Jagger dal governo di Harold Wilson nel 1968: «...alcune settimane prima Mick si era visto assegnare il cavalierato per i servizi resi alla musica. Per l'Inghilterra, al tempo ancora un paese serio, tutto questo significava l'inizio della fine...» ed era necessario alleggerire il peso di una simile «disgrazia» mediatica. Ma venne il giorno del sentimentalismo: «Marianne è un angelo con due tette stratosferiche: voglio farmela!», disse un «tenero» Mick. Peccato che le cose andarono diversamente: «Preferivo leggere che fare sesso con lui». Phil svela che la Faithfull passava più tempo a letto con Mick leggendo insieme libri ad alta voce che intrecciati in torbidi momenti di passione. L'autore continua: «Peggio di tutto sono stati i momenti in cui hanno messo i libri da parte e Marianne ha cercato di parlare con lui dei problemi che stava avendo con la loro relazione. Non aveva di fronte una fresca rockstar ma il tipico britannico vecchio come una riserva di whisky». E naturalmente non viene risparmiato neppure Keith Richards «che considerava Satisfaction una canzone tappabuchi». Del resto non ci si poteva aspettare un resoconto romantico dalla vita di Mick, catapultati in poche pagine dalla fama dei Rolling Stones all'espulsione di Brian Jones dalla band e il mistero della sua successiva morte, le buste di droga e i raid, la concorrenza con i Beatles (e anche il tempo passato insieme per la registrazione di All You Need Is Love) e l'esodo di Jagger dall'Inghilterra alla Francia a fini fiscali. Contravvenendo alle voci che davano Mick sempre in combutta con la band, l'autore si sofferma sul triste e molto rapido declino nella droga e paranoia di Brian Jones, qui ritratto con simpatia nel rapporto tra i due leader, sottolineando che «la teoria dell'omicidio sarebbe venuta a galla ogni cinque anni o giù di lì, a cadenza regolare». L'autore tende a fortificare l'immagine di Mick ogni volta che gli è possibile (nonostante tutto), sfatando tutte le storie riguardanti la band e/o Mick nel corso degli anni, forse autocelebrando così la propria versione come quella certa e storicamente affidabile. di Matteo S. Chamey