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Santoro doppia l'ex delfino Formigli

Eliana Giusto
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Il "nemico" non c'era, cosa insolita per un programma condotto da Michele Santoro. Non c'era Silvio Berlusconi, che giusto poche ore prima aveva annunciato l'addio alla politica (e comunque mai ci sarebbe andato nel studio di Michelone - ricordate la telefonata di fuoco di qualche anno fa ad "Annozero"). Ne c'erano i suoi luogotenenti: i vari Cicchitto, La Russa, Gasparri, Bonaiuti, Alfano. La prima puntata di "Servizio pubblico", che segnava il ritorno di Santoro sulla tv generalista, ha visto protagonisti il presidente della Camera Gianfranco Fini, il sindaco di Firenze e candidato alle primarie Matteo Renzi e l'imprenditore Diego Della Valle. Spalla del teletribuno Michele il solito Marco Travaglio. Tutta gente che il Cav lo vede per motivi diversi come il fumo negli occhi. Ninete litigi, scontri, scambi di accuse, battute acide tra gli ospiti in studio. Un flop? Nellemo per sogno: Santoro ha fatto il botto, mettendo a referto un 13% di share con 2 milioni 985mila telespettatori. Battuto spauracchio-Formigli, che con il suo "Piazza pulita" veleggia intorno al 7%. Addirittura umiliato trombone-Lerner, che con "L'infedele" raccatta poco più del 3%. Segreto del successo? Il confronto tra il nuovo e il vecchio. Tra Matteo Renzi, simbolo della politica che sarà e Gianfranco Fini, dinosauro della prima e seconda repubblica eppur restio alla rottamazione (disse che si sarebbe dimesso il giorno dopo l'addio di berlusconi a palazzo Chigi, salvo restare avvinghiato alla poltrona con unghie e denti). Santoro ha sentito l'odore del sangue e lo ha invitato per la "prima". Così  quella che è andata in scena ieri sera su La7 è stata la rottamazione mediatica dell'ex leader di Alleanza nazionale. Tempo cinque mesi e anche quella elettorale si compirà.   

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