I Wind Music Awards traslocano da Mediaset a Raiuno
Viale Mazzini scommette sul sostituto del Festivalbar: l'edizione numero 6 dall'Arena di Verona sulla rete ammiraglia. Ma i tempi sono quelli giusti?
Bye bye Wind Music Awards su Mediaset. Alla più giovane delle reti del Biscione l'edizione numero sei della manifestazione targata Wind sfugge di mano così, apparentemente senza un perché. E la palla passa dunque a Raiuno. Che il 26 giugno, con due conduttori perfetti come Carlo Conti e, per la terza volta, Vanessa Incontrada, manderà in onda in una sola serata la solita registrazione dell'evento, che all'Arena di Verona si terrà però il 26 maggio. Confermati nel cast gli immancabili amici salentini di Maria, tra questi Alessandra Amoroso e la vincitrice di Sanremo 2012 Emma, ma anche Biagio Antonacci, Ligabue, Tiziano Ferro, Antonello Venditti, Giorgia, Laura Pausini e Fiorella Mannoia. In ogni caso quella prodotta da Fep Group, colosso nei concerti live che strizza sempre con più insistenza l'occhio alle grandi realtà televisive nazionali anche se con risultati altalenanti, sarà un'oasi momentanea per chi ama il pop italiano dal respiro internazionale. E pazienza se andrà in onda con un mese di differita. Nel contesto di palinsesti generalisti aridi spesso più del deserto del Sahara anche qualcosa di non particolarmente innovativo ma che ha a che fare con le sette note finisce per tramutarsi in una boccata di aria fresca. Che comunque comporterà da parte della Rai un impegno in termini economici piuttosto notevole, per non dire sconsiderato. Diciamo questo perché il programma in questione, per ovvi motivi, non potrà mai fare degli ascolti da far girare la testa. Basti pensare che sinora, dalle parti di Cologno, solo nella serata clou è riuscito a portare a casa un poco esaltante 15%. Quindi: avrà fatto bene o male la Lei (o chi per lei) ad accollarci le spese di un prodotto così rischioso, specie per Rai Uno? Non era meglio indirizzare tutto alla più giovane (si fa per dire) Raidue o lasciare il malloppo nelle mani della concorrenza e investire su qualcosa sempre attinente alla musica ma in fasce orarie diverse, anche per garantire alle casse della tv di stato degli introiti più cospicui? O è davvero incontenibile questa voglia di ringiovanire la rete ammiraglia in maniera forse un po'azzardata e facendo gran sperpero dei quattrini versati dai noi poveri contribuenti? Interrogativi che, lo sappiamo già da ora, difficilmente troveranno una risposta dalle parti di viale Mazzini. Di certo resta un fatto: è proprio vero che i WMA riescono a tener vivo per qualche ora lo spirito di una kermesse come il Festivalbar. Ma mica di quello che ha fatto storia e segnato intere stagioni. Semmai sono una fotocopia anche sin troppo perfetta di ciò che il carrozzone era diventato dopo la scomparsa del suo patron Vittorio Salvetti, e cioè una obsoleta succursale televisiva dei network radiofonici, con zero personalità e pochissima voglia di rischiare. Qualcosa di inconcepibile in tempi come questi, dove tutto ruota attorno a un juke-box sconfinato e immediato anche se senz'anima come iTunes. Ma tu vaglielo a spiegare alla Lei. O a chi per lei...