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L'eccellenza italiana nel settore delle bioplastiche, all'avanguardia in Europa

Buoni i risultati raggiunti grazie alla legge sull'uso di sacchi per l'asporto merci, varata il 1 gennaio 2011
domenica 15 settembre 2013

3' di lettura

Roma, 10 set. - (Adnkronos) - Un taglio al consumo di sacchetti usa e getta, nella grande distribuzione, pari a circa il 50%; riduzione del conferimento in discarica del 20,7%, con un conseguente risparmio annuo di circa 5,1 milioni di euro; abbattimento del 29% delle emissioni di Co2. Questi alcuni degli obiettivi raggiunti grazie alla legge sull'uso di sacchi per l'asporto merci, varata il 1 gennaio 2011, che prevede che gli unici sacchi monouso commercializzabili siano quelli biodegradabili e compostabili e che quelli in plastica tradizionale debbano rispondere ai criteri della durevolezza e della riutilizzabilità, con spessori differenti a seconda di tipologia e finalità d'uso. Con il plauso dei consumatori: secondo un'indagine Ispo, oltre il 90% dei cittadini italiani ritiene la legge un passo in avanti nella tutela dell'ambiente. Le misure messe in campo dall'Italia, mirate alla riduzione dell'uso e consumo di sacchi di plastica e alla valorizzazione del rifiuto organico di qualità, sono al centro dell'edizione italiana del libro "Bioplastiche: un caso studio di bioeconomia in Italia" (Edizioni Ambiente, Collana "KyotoBooks"), presentata a Roma. "L'Italia è all'avanguardia in Europa nel settore delle bioplastiche. La legislazione nazionale, con il divieto sugli shopper in plastica convenzionale, seppure con qualche esitazione e difficoltà, ha finalmente saputo cogliere l'opportunità offerta dall'innovazione tecnologica per sostenere un nuovo sviluppo sostenibile capace di dare un futuro alla chimica - dichiara Francesco Ferrante, vice presidente del Kyoto Club - Si tratta di un futuro che si sta già costruendo, per esempio in Sardegna; ora è necessario completare questa rivoluzione, difendendo la norma in Europa e sostenendo tutte le riconversioni industriali basate sui principi della sostenibilità". Il libro presenta il 'caso italiano' delle bioplastiche biodegradabili e dello sviluppo virtuoso della filiera del compost di qualità da rifiuto municipale raccolto in modo differenziato che hanno messo in moto una serie di comportamenti virtuosi e di iniziative di collaborazione tra diversi interlocutori: imprese, istituzioni, enti di ricerca, associazioni di settore, societa di consulenza ed enti regionali. La nuova legge ha determinato un effetto leva per lo sviluppo di investimenti nel campo delle bioplastiche biodegradabili e compostabili presenti nel territorio ed in Europa, contribuendo alla costruzione di filiere integrate per lo sviluppo di prodotti bio-based e della bioeconomia. Economia, sì, ma anche ambiente, considerando che la quasi totalità dei macro rifiuti galleggianti in mare sono di plastica e, tra questi, la percentuale più consistente è quella che riguarda le buste, stando a quanto emerso dal monitoraggio di Goletta Verde e Accademia del Leviatano nel Mar Tirreno. L'Italia fino al 2010 era il primo Paese europeo per consumo di sacchetti di plastica usa e getta, con una percentuale di consumo pari al 25% del totale commercializzato in Europa, ma grazie all'entrata in vigore del bando sugli shopper non compostabili ha ridotto questa percentuale. Per questo Legambiente lancia un appello alla Commissione europea affinché estenda a tutti gli Stati Membri il modello italiano del bando degli shopper non compostabili. "L'obiettivo è di ribadire la volontà italiana a fare sistema e procedere sulla via intrapresa, moltiplicando gli effetti positivi, già osservati in questi anni, nel campo della gestione del rifiuto organico e delle bioplastiche - dichiara Catia Bastioli, presidente di Kyoto Club - Fondamentale è il coinvolgimento di quante più Regioni e Comuni possibili, perché siano consapevoli delle opportunità del modello e siano stimolati a seguire i casi più virtuosi ormai consolidati". L'auspicio è che, a partire dal caso studio presentato nel libro, l'Italia possa consolidare questo modello di sviluppo candidandosi come esempio capace di mostrare come l'attenzione ai prodotti ecosostenibili, all'efficienza delle risorse e alla sostenibilità ambientale siano non solo una necessità per l'Europa, ma anche un'opportunità di crescita economica.

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