Rinnovabili, dazio antidumping non elimina danni per l'industria europea

Cremonesi (Comitato Ifi): "''E' molto più di una sensazione che si stia utilizzando il settore del fotovoltaico come un caso di studio per mettere mano alla globalità delle distorsioni presenti nei rapporti commerciali tra l'Unione Europea e la Cina"
domenica 7 luglio 2013
Rinnovabili, dazio antidumping non elimina danni per l'industria europea
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Strasburgo, 2 lug. - (Adnkronos) - A distanza di un mese dalla pubblicazione del Regolamento esecutivo che ha sancito la scelta della Commissione Ue di concedere altri due mesi di interim sull'introduzione dei dazi provvisori di dumping, non si ravvede nessun effetto di eliminazione del danno per l'industria europea. Così il Comitato Ifi, associazione che riunisce circa il 90% dei produttori nazionali di celle e moduli fotovoltaici, in occasione dell'incontro a Strasburgo per valutare lo status dell'industria europea del fotovoltaico e le ripercussioni dell'introduzione di dazi provvisori sui prodotti cinesi, suddivisi in due tranche. La prima tranche, in vigore fino al 6 giugno 2013, vede imposto un dazio unico per tutti gli operatori cinesi pari alla percentuale dell'11,8%, percentuale bassa, secondo il Comitato Ifi, se messa in relazione con il margine di dumping accertato dalla Commissione, pari in media all'88%. Secondo il Comitato, il prodotto cinese resta sempre su livelli di prezzo di dumping, mentre si moltiplicano le operazioni di triangolazioni geografiche per evitare l'imposizione del dazio. "Abbiamo atteso nove mesi un provvedimento che si dava come primario obiettivo l'urgente eliminazione dei gravi danni e pregiudizi subiti dall'industria europea per effetto del dumping cinese - dichiara Alessandro Cremonesi, presidente Ifi - Tuttavia la decisione della Commissione di imporre dazi troppo bassi sta generando un effetto contrario attraverso l'invio di enormi quantita' di prodotto cinese sdoganato in territorio europeo a prezzi invariati di dumping e la moltiplicazione di pratiche elusive dei dazi stessi". "E' molto più di una sensazione - prosegue Cremonesi - che si stia utilizzando il settore del fotovoltaico come un caso di studio per mettere mano alla globalità delle distorsioni presenti nei rapporti commerciali tra l'Unione Europea e la Cina per ogni settore economico. Tuttavia, mentre la Commissione porta avanti questo esercizio particolarmente ambizioso, si sta perdendo sotto i colpi del dumping cinese un'industria europea, storicamente sviluppatrice della tecnologia fotovoltaica e dal contenuto strategico per il raggiungimento degli obiettivi di politica energetica designati dall'UE per i prossimi 40 anni. "Ci siamo appellati - conclude Cremonesi - ai principali referenti politici nazionali con autorevoli incarichi preso le sedi istituzionali del Parlamento Europeo, chiedendo loro di vigilare e di incidere il più possibile affinché quel principio di equità competitiva, alla base del Regolamento di esecuzione dei dazi provvisori di dumping , e regola aurea del commercio internazionale globale venga rispettato e trovi una sua piena applicazione anche oltre il 6 dicembre 2013, in occasione del giudizio definitivo espresso dal Consiglio Europeo".